Dopo Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, la coppia Massimo Polidoro e Francesco Bongiorni torna a firmare una nuova raccolta dal sapore geografico per Bompiani: Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità. Una collezione affascinante che mescola insieme mistero, storia, geologia, scienza, mappando e raccontando tra parole e immagini alcuni tra i luoghi più famosi al mondo, eppure ancora così sconosciuti per noi umani del Ventunesimo secolo.

Ovunque c’è un mistero

Il viaggio tra i misteri dell’antichità è condotto continente dopo continente. Così dallo sguardo eurocentrico che accompagna alla scoperta dei misteri mediterranei, tra i quali abbondano siti italiani noti in tutto il globo come Pompei, il Colosseo, le latomie di Siracusa, l’orizzonte si allarga via via nei capitoli seguenti: Africa, Asia, Americhe, e poi la remota Australia. Varie le epoche riferite ai luoghi che, come ben spiega Polidoro in prefazione, a volte sono molto diverse nella geografia del globo a causa dei diversi sviluppi delle civiltà antiche.

Perché è di storia dell’uomo che si parla pagina dopo pagina, sfogliando questo atlante delle meraviglie che ci fa tuffare dentro i ricordi dei libri di scuola e di qualche puntata di Super Quark. Non c’è solo la tragica magia della capsula del tempo dei resti di Pompei, che ci parla direttamente dall’impero romano, ma anche, per esempio, la devastante eruzione che sommerse Joya de Cerén a El Salvador, rimasto congelato al settimo secolo d.C. Scoperte archeologiche, ritrovamenti casuali, oggetti misteriosi di cui non sappiamo dire nulla: ci sono le teste olmeche del Messico, le giare giganti del Laos, le misteriose linee di Nazca, in Perù, o le enigmatiche facce di pietra dell’Isola di Pasqua.

I moai dell’Isola di Pasqua (Rapa Nui) nell’Oceano Pacifico ©pixabay.com

Dalle piramidi Maya si passa a quelle dell’Egitto, e così dagli antenati degli indiani d’America si approda alla leggendaria The Rock, la sacra roccia adorata dagli aborigeni, al centro dell’Australia, e ancora nella Valle dell’Indo, dove l’antica città di Mohenjo-Daro e i suoi mattoni di fango si stanno sgretolando. Dietro ad Alessandro Magno si arriva alla misteriosa oasi di Siwa nel deserto libico, e in Congo, sulle tracce dell’ultimo dinosauro, il Mokele Mbembe. La sensazione è quella di trovarsi dentro un film, e quando si arriva, stupiti e senza fiato, davanti alla facciata dell’antica Petra, città dei nabatei, la mente corre subito a Indiana Jones, e la voglia di scoperta e di avventura fuoriesce dalle pagine, autentico invito all’esplorazione dell’atlante, e del mondo che racconta.

Il sottile piacere della scoperta

C’è un rigore dietro alla narrazione dei luoghi dell’antichità che hanno alimentato e continuano a dare spazio alle nostre fantasie. Contro le ipotesi più bizzarre di alieni e improbabili scontri con meteoriti, Massimo Polidoro tiene saldo il timone della scientificità dei fatti e delle geografie che racconta, abitate di volta in volta da civiltà di tempi molto lontani dai nostri. E così, con un filo di ironia, viene smentita la leggenda delle misteriose morti intorno alla scoperta della tomba del faraone Tutankhamon, mentre allo stesso modo il congegno enigmatico rinvenuto nel Novecento in fondo al mare nel carico di una nave affondata al largo di Anticitera, Grecia, si rivela essere un planetario, testimone di una tecnologia molto avanzata per l’epoca, simbolo dell’unicità del pensiero umano.

valle dei re, egitto
La Valle dei Re, dove si trova la tomba di Tutankhamon, Egitto ©WikiCommons

E se inseguendo l’Arca Perduta (ecco che torna Indiana Jones!) ad Axum, in Etiopia, inaccessibile e custodita da un monaco unico conoscitore dei suoi segreti, ci si addentra nei territori del sacro, si scoprirà così che le strane storie di morti intorno al Plutonium di Hierapolis, oggi Turchia, non erano altro che esalazioni di anidride carbonica.

Banditi la fanta-archeologia o i complotti, ben accetta, invece, la meraviglia che si allarga a partire da fatti improbabili eppure storicamente affermati. Sono infatti più che concreti i manoscritti ebraici ritrovati intonsi, chiusi e protetti dentro delle giare e casualmente scoperti da un giovane pastore in Medio Oriente. Perché si trovavano lì, e chi ce li aveva messi? Non sempre ci è fornita una risposta alle tante domande, ma se non ci fosse un nocciolo di mistero, forse non saremmo nemmeno invitati a esplorare e interrogarsi sul passato della civiltà umana. Ed ecco che torna, luogo dopo luogo, quel fremito della scoperta, quell’invito a lasciarsi stupire dalla casualità dei ritrovamenti e dallo splendore di quel che appare sotto gli occhi.  Come la famosa grotta di Lascaux, in Francia, dove un gruppo di ragazzini moderni si è imbattuto per caso negli affreschi preistorici non a caso paragonati alla Cappella Sistina.

Stonehenge, nel Wiltshire, Inghilterra ©pixabay.com

Patrimoni da scoprire e riscoprire

Stupisce, pagina dopo pagina di questo atlante, la quantità di siti e beni inseriti nelle liste del patrimonio Unesco: in tutto il mondo i luoghi misteriosi del passato scoperti e studiati sono oggi sottoposti a speciali tutele per salvaguardarne l’unicità e il valore inestimabile di testimonianza. Questo libro è infatti non solo una collezione di misteri affascinanti, ma di scorci di un mondo antico che ci appartiene anche se nessuno di noi può averne memoria diretta. La sfida che abbraccia il mistero è proprio quella di indagare, farsi trascinare dalla vertigine della storia, e con rigore ricostruire quanto accaduto da millenni orsono a oggi.

A volte, il metodo sarà utile a cambiare prospettiva sulla storia e sullo sviluppo dell’uomo, come racconta la scoperta fatta in Turchia sud-orientale nel villaggio di Göbekli Tepe, un sito archeologico che dimostrerebbe la presenza di società umane molto prima di quanto attestato finora. La conoscenza vacilla, e poi si allarga, tanto da accogliere anche ciò che non possiamo più vedere direttamente cercandone fonti sui testi storici tramandati fino a oggi, un’altra caccia al tesoro che, guidata dal metodo scientifico, ci racconta altre storie in altri rivoli.

Il villaggio di Göbekli Tepe, in Turchia ©WikiCommons

Che dire, così, della leggendaria biblioteca di Alessandria fondata da Tolomeo, o dell’altrettanto mitico colosso di Rodi? Sono due tra le sette meraviglie del mondo antico, alcune, come queste, sparite, altre ancora ben salde a terra come le piramidi o il Colosseo. La collezione di questo atlante non si arresta alle sette meraviglie classiche: a quelle storiche già riconosciute secoli fa si aggiungono infatti oggi le nuove scoperte a spasso tra i continenti, senza dimenticare luoghi ammantati di mistero e ombre, come la favolosa Terra di Punt, una sorta di continente perduto come la terra di Mu o la più nota Atlantide, e ancora, come le biblica torre di Babele o i giardini pensili di Babilonia, parte del repertorio mitologico della nostra civiltà.

Resti di un passato che non potremo conoscere se non da fonti indirette, o solo voli della fantasia umana? Tra passione esplorativa e fascino millenario, l’invito di questo atlante è anche quello alla conoscenza e alla tutela di un patrimonio fragilissimo spesso messo in pericolo dalla stoltezza umana e dal pensiero miope. Ce lo ricorda nitidamente la storia delle navi dell’imperatore romano Caligola affondate nel lago Nemi sui colli Albani, recuperate dopo secoli di tentativi solo in epoca mussoliniana e ridotte in cenere da un incendio nazista negli anni Quaranta. Due millenni di storia bruciati da una sete di potere destinata a spegnersi dopo una manciata di anni.

Il libro

Atlante dei luoghi misteriosi dell'antichità
Luogo: Mondo
Titolo: Atlante dei luoghi misteriosi dell'antichità
Autore: Massimo Polidoro, Francesco Bongiorni
Editore/Anno: Bompiani, 2020
Genere: Non fiction