Cos’è che spinge a fare un viaggio?

Esplorare terre sconosciute, incontrare anime affini, riparare un cuore spezzato, trovare requie dai problemi che ci attanagliano nel quotidiano.

I motivi possono essere tanti (e alcuni si ripresentano con una certa costanza), e le conseguenze anche. A volte un viaggio cambia la vita, altre volte fa riapprezzare il senso di “casa”, apre prospettive inimmaginate e nutre la mente, cambia la percezione del rischio, tempra la tolleranza alle avversità; talvolta ha anche conseguenze negative e traumatizza. Ma è inevitabile: riempie sempre il bagaglio di idee e suggestioni.

Ecco, Scrittori in viaggio. Sulle orme dei grandi autori di Travis Elborough, edito in Italia nel 2024 da Ippocampo edizioni, racconta proprio i viaggi di alcuni scrittori che hanno incontrato quell’ispirazione incandescente che poi, a un certo momento, l’hanno riversata nelle loro opere letterarie, alcune molto note e amate.

Questo libro non è una guida, non suggerisce luoghi da visitare né dà informazioni pratiche, ma racconta frammenti di biografie ed esperienze avventurose, affrontate a piedi, su treni, carrozze o piroscafi, che hanno portato a incontri cruciali, prese di coscienza, punti di svolta nella vita.

Dal viaggio in mare di Melville al road trip di Kerouac attraverso l’America, dal treno che ha dato vita a Harry Potter alla drammatica spedizione in Congo di Conrad; e poi il soggiorno di Austen a Worthing che ispirò “Sandition”, il mitico viaggio in Italia di Goethe, Jack London alla ricerca dell’oro nel Klondike… fino a Baudelaire, che in viaggio fu mandato a forza dalla famiglia e che appena poté, prese una nave per tornarsene alla bella vita sregolata e bohémien di Parigi.

E non mancano le delusioni, come Virginia Woolf che non apprezzò la tanto vagheggiata Grecia – il confronto tra le vestigia del passato e le derive del mondo ellenico contemporaneo è impietoso – ed Hermann Hesse che non raggiungerà mai l’India (seppur scriverà un resoconto del viaggio intitolato Dall’India), ma proverà quasi un senso di stordimento nauseabondo di fronte agli odori e alla sporcizia di Indonesia, Malesia e Sri Lanka.

Viaggiare, perché?

Tra le righe si formula poi un invito alla riflessione che si insinua nella psicologia del viaggio.

Quali sentimenti animano chi parte? Da cosa si fugge? Cos’è che spinge a vincere le paure, a rischiare talvolta la vita?

Non sempre il quesito trova risposta. Ma ce lo poniamo leggendo dell’intraprendenza di W.H. Auden e Christopher Isherwood che si improvvisano reporter nella Cina in guerra degli anni Trenta, completamente impreparati e armati solo di sana incoscienza; ci chiediamo cosa deve aver spinto Bashō nel Seicento a inoltrarsi nel profondo nord del Giappone, oltre la barriera di Shirakawa, incurante dei pericoli di quelle terre inesplorate, quasi del tutto ignote. Oppure se è stato il desiderio della solitudine ciò che indusse Heinrich Böll a immergersi nell’Irlanda rurale degli anni Cinquanta trascorrendo lunghi periodi nella casa che aveva acquistato ad Achill Island (diventata oggi un centro culturale per artisti).

A intervalli, poi, ecco che si accende e traccia la via, come un faro, l’esperienza di donne coraggiose.

Una di queste, Karen Blixen, a 28 anni partì per l’Africa sobbarcandosi l’impresa avviata con ben poco giudizio dal marito fedifrago Bror von Blixen-Finecke. Si innamora dell’Africa, ma sarà costretta a tornare in Danimarca, dopo il prevedibile fallimento dell’azienda e con il dolore nel cuore per la scomparsa del suo grande amore, Denys Finch Hatton.

E che dire di Mary Wollstonecraft, che dopo la fine di una sfortunata relazione e un tentato suicidio, da sola, con figlia e bambinaia, si avventura in Scandinavia, inviata a occuparsi di una questione di affari per il suo ex, forse un illusorio tentativo di riconquistarlo. Siamo nel 1795. Era impensabile per una donna all’epoca fare un viaggio del genere senza un uomo ad accompagnarla.

Tra le storie più appassionanti, quella di Agatha Christie che subito dopo la fine del suo matrimonio, prese l’Orient Express, anche lei da sola, e partì per Istanbul, Baghdad e la maestosa ziggurat di Ur. E quelle rovine sumere furono galeotte. Qui Agatha incontrò Max Mallowan, assistente del celebre archeologo Leonard Wooley, che si propose di riaccompagnarla a Londra. Pochi mesi dopo si sposarono e insieme condivideranno numerosi altri viaggi, altre storie.

Viaggiare fino a qualche decennio fa deve essere stato avventuroso e decisamente più pericoloso di adesso. Oggi il mondo è molto più accessibile e conosciuto, sfiorando l’eccesso: siamo sovraesposti alle immagini di tutto il mondo con i nostri piccoli schermi sempre accesi tra le mani. Ed è un po’ un peccato perché si è perso quel febbrile fascino della scoperta che spesso ha animato ed emozionato i protagonisti di questa raccolta.

L’edizione

Il libro è un bel cartonato con carta spessa ed opaca e presenta illustrazioni a colori e mappe schematiche dei luoghi toccati dai protagonisti di questi viaggi. Peccato per i vari refusi che da una casa editrice di prestigio come Ippocampo non ci si aspetterebbe.

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