Quest’anno ricorrono i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, ragion per cui sono spuntate in gran quantità pubblicazioni a tema, eventi, mostre. Specialmente a Milano, città dove il nostro ha trascorso gran parte della sua vita.

La mostra “Manzoni 1873-2023. La peste ‘orribile flagello’ tra vivere e scrivere“, allestita nella Sala Maria Teresa della Biblioteca nazionale Braidense di Milano, si incentra sulle opere dello scrittore che trattano il tema della peste, I promessi sposi e Storia della colonna infame. L’allestimento consiste nell’esposizione di libri rari e antichi, illustrazioni e documenti manoscritti e non si limita alla produzione dello scrittore meneghino, ma va a ricercare le tracce del “terribile morbo” nel corso della storia della letteratura, dall’Iliade alle opere contemporanee.

Il percorso si apre con uno dei primi testi giunti fino a noi che parla di un “terribile morbo” che miete numerose vittime: sono le pagine dell’Iliade nelle quali si racconta dell’epidemia che colpisce l’accampamento greco alle porte di Troia nel decimo anno della guerra. Un testo che al tempo di Manzoni era popolare nelle traduzioni di Foscolo e Monti.

Dopo qualche testimonianza dal mondo romano (tra cui quelle di Virgilio, Ovidio, Tucidide e Lucrezio), si passa alla peste bizantina e alla famosa peste nera che fa da sfondo al Decameron di Boccaccio, di cui è esposta un’edizione del 1527.

Tra documenti storici, incunaboli e cinquecentine si arriva così alle porte di Milano con opere che raccontano la peste bubbonica del 1450, con Francesco Sforza che incarica il nuovo provveditore alla sanità di arginare l’epidemia. Poi di nuovo sotto Ludovico il Moro, tra il 1483 e il 1486 ecco un’altra ondata pestilenziale che porta alla costruzione del lazzaretto di San Gregorio (nell’odierno quartiere di Porta Venezia, di cui oggi resta solo la chiesa di San Carlo al Lazzaretto). A questo periodo risale il famoso affresco di Berolone de Buschis all’esterno dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone, che raffigura la Danza macabra, di cui è esposto qui un colorato bozzetto.

Purtroppo l’epidemia non si esaurisce qui: la peste colpisce la Lombardia anche tra XVI e XVII secolo, fra cui l’ondata del 1630, che è proprio quella che fa da sfondo al celebre romanzo manzoniano.

Una chicca che si annida tra le teche è per esempio la pianta del lazzaretto di Milano disegnata da Manzoni che con inchiostro rosso tratteggia il percorso compiuto da Renzo nel sanatorio e annota le posizioni di padre Cristoforo e Lucia.

Piuttosto rari sono anche i documenti relativi all’adattamento operistico del romanzo, ad opera del compositore palermitano Errico Petrella, poi portato in scena a Lecco nel 1869, di cui sono esposti i bozzetti dei costumi dei personaggi.

Tra l’apparato iconografico, nelle teche sfilano bozzetti delle illustrazioni di Francesco Gonin per l’edizione definitiva dei Promessi sposi, alcune litografie di Gallo Gallina (XIX secolo) che illustrano episodi tratti dal romanzo, un trattato di vaccinazione di inizio XIX secolo.

Una teca è dedicata alla Storia della Colonna infame posta da Manzoni in appendice al romanzo, di cui è esposto un prezioso manoscritto a fianco di una grande tavola xilografica che commemora la triste fine di Guglielmo Piazza, il commissario di sanità giustiziato con Gian Giacomo Mora, entrambi accusati di aver sparso unguenti pestiferi.

L’ultima sezione è dedicata alle testimonianze di epidemie più recenti: dall’Archivio storico Ricordi provengono alcune lettere di Verdi, Puccini e Mascagni che menzionano morbi diffusi all’epoca (tra cui l’influenza spagnola del 1918), mentre nella teca dedicata alla letteratura straniera sono esposte alcune edizioni di libri che non si limitano a trattare della peste, ma anche di colera, vaiolo, aids. Tra gli autori in mostra spuntano Jack London, Thomas Mann, Virginia Woolf, Albert Camus, Gabriel García Márquez.

Se dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, con la diffusione della cultura positivista, la scienza si afferma come unica via percorribile e forma di conoscenza certa, nelle opere letterarie moderne e contemporanee, che culminano con l’imprescindibile Cecità di José Saramago, si avverte sempre più l’urgenza di affiancargli un altro antidoto indispensabile: la solidarietà e la cura dell’altro.

Una passeggiata “pestifera” per Milano

Se avete voglia di approfondire l’argomento passeggiando per le strade di Milano ci sono alcuni luoghi significativi che potreste visitare:

– La chiesa di San Carlo al Lazzaretto, ossia ciò che resta del lazzaretto, un tempo estesissimo, nella zona dell’odierna Porta Venezia;

– Il luogo in cui si trovava la casa di Gian Giacomo Mora, il barbiere accusato di essere un untore di peste che fu giustiziato innocente. La casa fu rasa al suolo e al suo posto fu eretta una colonna e una lapide come monito. La lapide si trova oggi nella Corte ducale del Castello sforzesco (vedi sotto), mentre nel luogo in cui si trovava la casa, all’incrocio tra via Gian Giacomo Mora e corso di Porta Ticinese, si trova oggi un monumento commemorativo;

– La lapide della colonna infame che si trovava sotto la colonna eretta a perenne infamia è esposta sotto il portico della Corte ducale (quella con la vasca rettangolare) nel Castello sforzesco;

– E ovviamente il museo Casa del Manzoni, allestito nella casa in cui lo scrittore ha abitato gran parte della sua vita (se volete invece visitare il giardino di Manzoni, si deve accedere dalle Gallerie d’Italia in piazza della Scala).

Museo Casa del Manzoni ©turismoletterario.com

Per approfondire:

I luoghi di Alessandro Manzoni

A Lecco con Alessandro Manzoni sulle tracce dei Promessi sposi