Se dico Lecco, dico Promessi Sposi.
La città lombarda infatti fa da sfondo a buona parte delle vicende del romanzo, a partire dall’incipit, uno dei più famosi di tutta la letteratura italiana: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno…”.
Tuttavia, eccezion fatta per il villaggio di pescatori di Pescarenico, non ci sono altri luoghi lecchesi citati esplicitamente da Manzoni, il quale pur attingendo ai posti dove aveva trascorso la giovinezza, mantenne sempre una topografia vaga.
Con lo straordinario successo dell’opera già a partire dalla sua prima edizione nel 1827, i commentatori si scatenarono quindi a ricercare i luoghi menzionati nel romanzo, identificando qua e là la casa di Lucia, la chiesa di Don Abbondio, il palazzo di Don Rodrigo, con tesi spesso anche contrastanti.
Questo itinerario si divide in due parti, dalla durata di mezza giornata ciascuna.
La prima è la più scenografica e direi imprescindibile: un giro per Pescarenico e una crociera sul famoso ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno; la seconda è per veri appassionati dei Promessi Sposi, e va alla ricerca di tutti i luoghi, veri o presunti, dove si pensa sia stata ambientata la vicenda.
Itinerario 1. A Pescarenico e un giro in barca
Museo Manzoniano
Se arrivate in treno, potete tuffarvi subito nel Museo manzoniano a pochi passi dalla stazione. La visita non richiederà più di un’ora.
Villa Manzoni fu la residenza principale della famiglia Manzoni dal 1612 ma assunse l’aspetto neoclassico nell’Ottocento per volere di Don Pietro Manzoni, padre dello scrittore. Alessandro vendette poi l’edificio a un agiato industriale nel 1818, ma in seguito fu acquisito dal Comune di Lecco e soltanto nel 1983 fu trasformato in museo.
Al suo interno si trovano prime edizioni dei Promessi Sposi, ricostruzioni di costumi, dipinti e illustrazioni relativi allo scrittore e ai luoghi descritti nella sua opera, cimeli come gli occhiali e la culla dello scrittore e un esemplare di raggiera, l’acconciatura tipica delle donne lombarde di cui parla anche Manzoni descrivendo Lucia. Nella cappella, inoltre, è sepolto il padre.
Pescarenico
In dieci minuti a piedi si raggiunge Pescarenico, come già detto l’unico luogo lecchese citato esplicitamente da Manzoni. Nella piazza intitolata a Padre Cristoforo si staglia la Chiesa parrocchiale dei Santi Materno e Lucia e il Convento dei Cappuccini, proprio quello al quale appartiene il frate manzoniano. Sulla facciata, alcune targhe citano il romanzo.
Proseguendo tra le strette viuzze dei pescatori ancora ben conservate, si arriva in Piazza Era, il cuore del quartiere di Pescarenico, con un suggestivo affaccio sul lago. L’unico edificio di rilievo architettonico è la signorile Casa Bigoni, progettata nel 1929 da Mino Fiocchi come casa popolare. Si riconosce subito per il particolare intonaco rosso geranio, una tonalità chiamata “Rosso Fiocchi”, perché l’architetto amava particolarmente usare questa cromatura.
Dopo aver respirato un po’ l’aria di questo antico villaggetto di pescatori, si può fare una passeggiata lungo il lago verso sud raggiungendo la targa dell’Addio ai monti (la notte in cui Renzo e Lucia abbandonano il paese natale per sfuggire a Don Rodrigo), oppure dirigersi verso il centro di Lecco, da dove parte la nostra crociera sul lago.
Statua di Alessandro Manzoni
Durante il tragitto si passa da Piazza Alessandro Manzoni, dove troneggia una statua dello scrittore: sul basamento sono ritratte in bassorilievo tre scene iconiche dei Promessi Sposi.
Manzoni Boat Tour
Da qui al lungolago il passo è breve: bisogna arrivare sul Lungolario Isonzo all’altezza del Taxi Boat Tour, un piccolo molo da cui si può prendere il traghetto. Il Tour Manzoniano dura circa 40 minuti ed è un’esperienza da non perdere: dal molo si percorre il fiume Adda verso il lago di Garlate, osservando il borgo di Pescarenico con le navi colorate ormeggiate lungo il litorale, poi si torna verso nord, fino a toccare Malgrate da cui si ha una visuale eccezionale sul Resegone, il famoso monte citato da Manzoni, le cui vette hanno la forma di una lama di sega (da qui “resegone”).
Itinerario 2. Nei borghi di Olate e Acquate
Adesso i più impavidi possono proseguire l’itinerario nei presunti luoghi manzoniani dei quartieri di Olate e Acquate. Se potete, spostatevi in bici o in auto perché a piedi, anche a passo spedito, impiegherete almeno un’ora e mezzo. Ma soprattutto evitate le giornate molto calde perché le strade sono soleggiate e in salita!
Io ho seguito questo itinerario, potete fare riferimento alla mia mappa dei luoghi manzoniani a Lecco, in fondo all’articolo.
Olate
Nel quartiere di Olate si trovano la presunta casa di Lucia in via Caldone 19 e la presunta parrocchia di Don Abbondio in Piazza SS. Vitale e Valeria. Si può salire fino a via allo Zucco, 6 per il palazzotto di Don Rodrigo, dopo una strada ripida e in salita: l’aspetto attuale della villa però non rispecchia minimamente quello che si presentava agli occhi del Manzoni perché è stata ricostruita nel 1937.

Acquate
Attraversando il torrente Caldone si arriva nel quartiere di Acquate.
Anche qui si trova una presunta casa di Lucia, in via Lucia 27, e una presunta chiesa di Don Abbondio, in piazza Sagrato Don Abbondio.

Infine, non potete perdervi la discesa di via Tonio e Gervasio, al termine della quale si trovava il famoso tabernacolo descritto dal Manzoni (oggi ci sono due targhe commemorative). Se la percorrete dal basso verso l’alto, potrete immaginare, proprio come Don Abbondio, i due bravi che vi aspettano appena svoltata la stradetta…
Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio […] Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d’un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: l’altra scendeva nella valle fino a un torrente; […] il curato, voltata la stradetta, e dirizzando, com’era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s’aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l’uno dirimpetto all’altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l’altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto.
Se avete la bici o l’auto potete anche raggiungere il castello dell’Innominato, ovvero i resti di un castello trecentesco appartenuto alla famiglia Visconti, in località Vergurago, a sud di Lecco. Della struttura originaria sono rimaste però solo le mura e i bastioni.