Italia

Poppi (Arezzo)

Castello dei Conti Guidi

Poppi è un borgo medievale nato attorno al castello dei Conti Guidi; le prime notizie del castello si hanno intorno al 1191 ma probabilmente fu costruito tra il IX e il X secolo. Fu restaurato nel 1274 e poco dopo, nel 1289, fu lo scenario di una battaglia divenuta in seguito molto famosa per la partecipazione di Dante Alighieri: la battaglia di Campaldino tra guelfi e ghibellini. Della battaglia si parla anche nella Commedia, con un allusione nei versi versi 4-5 del XXII canto dell’Inferno.
Dante fu ospite nel castello negli anni tra il 1307 e il 1311 durante il periodo dell’esilio e si dice che vi abbia composto il XXXIII canto dell’Inferno.
Il progetto del castello di Poppi è attribuito nella parte vecchia (quella destra) a Lapo di Cambio, mentre nella parte più recente a suo figlio Arnolfo, che in seguito progetterà la cattedrale di Santa Maria del Fiore e la basilica di Santa Croce a Firenze. Il castello di Poppi è talvolta ritenuto il prototipo di Palazzo Vecchio a Firenze, attribuito sempre ad Arnolfo di Cambio, la cui costruzione iniziò nel 1299.
All’interno del castello alcune sale sono dedicate alla battaglia di Campaldino alla quale prese parte, oltre Dante, anche un altro poeta toscano, Cecco Angiolieri. Un diorama ricostruisce la scena della battaglia.
Nel 1921 nel castello è stata apposta inoltre una targa che recita: “Toscani contro toscani / sotto queste mura atrocemente pugnarono / ed era tra loro Dante Alighieri / Tra queste mura qualche anno dopo / egli posò / esule doloroso dalla sua patria — Tali memorie / volle qui ricordate il Comune di Poppi / nel sesto centenario della morte di lui / padre della patria italiana / alfine gloriosamente ricostituita / nella unità che egli invocava fraterna — MXMXXI”.
Indirizzo: castello dei Conti Guidi, piazza della Repubblica 1, Poppi (AR)
Ingresso: a pagamento

La “Valigia di Dante”

La “Valigia di Dante” è un monumento eretto nel 1921 su progetto dell’architetto senese Agenore Socini, posto a memoria della battaglia di Campaldino (11 giugno 1289) dove si affrontarono i guelfi, in gran parte fiorentini, e ghibellini, in gran parte aretini. Ad essa partecipò Dante Alighieri, che allude alla battaglia nei versi 4-5 del XXII canto dell’Inferno. Sui lati del basamento sono incise alcune iscrizioni:

  • “In Campaldino / nel nome di Dante / che qui fu milite pel suo comune / Firenze e Arezzo consacrano / con le nefaste memorie / delle guerre fratricide / il patto dell’italiana fraternità / la fede giurata / della nazione concordia”;
  • “Corridor vidi per la terra vostra / o aretini, o Aretini, e vidi gir gualdane – Inf-XXII”;
  • “L’esercito d’Italia / in Santa Croce di Firenze / inchinava le vittoriose bandiere / dinanzi all’effigie del Divino Poeta / e qui nel campo funestato / da guerre fraterne / simboleggiava in questa colonna / la forza delle armi nazionali / per tutela del diritto italiano”.

Indirizzo: incrocio tra Strada Regionale 70 della Consuma e via Campaldino, Poppi (AR)


Pratovecchio (Arezzo)

Castello di Romena


Monte San Savino (Arezzo)

Castello di Gargonza

Il castello di Gargonza è un borgo fortificato di origine medievale immerso nei boschi e affacciato sulla Val di Chiana. Le sue prime notizie risalgono al 1150 ma fu nel 1303 che Dante, esiliato da Firenze, vi fu ospitato per alcuni giorni e partecipò ad un incontro tra ghibellini e guelfi bianchi, anch’essi esiliati dalla città dai guelfi neri, sulla possibilità di riconquistare il potere e rientrare a Firenze. Attualmente il castello è un lussuoso residence.
Indirizzo: Loc. Gargonza, Monte San Savino (AR)
Sito: gargonza.it


Firenze

Statua in piazza Santa Croce

Realizzata in marmo bianco di Carrara dallo scultore Enrico Pazzi nel 1865 per commemorare i 600 anni dalla nascita del poeta, rappresenta Dante con una corona d’alloro in testa e avvolto in un lungo mantello. Nella mano destra tiene il libro della Divina Commedia, mentre sul fianco sinistro si trova un’aquila con le ali semichiuse. Ai suoi piedi, si trovano quattro marzocchi che reggono uno scudo ciascuno dove è inciso il titolo di alcune opere di Dante (De vulgari eloquentia, La vita nova, Il convivio, De monarchia). Infine, sulla facciata anteriore del piedistallo, l’epigrafe “A Dante Alighieri / L’Italia / M DCCC LXV”.
La statua originariamente era stata destinata alla città di Ravenna, che per l’elevato costo aveva rifiutato il progetto, ma successivamente furono raccolti fondi che permisero di offrire l’opera al Comune di Firenze con il proposito di collocarla al centro di piazza Santa Croce per celebrare le glorie italiane. Fu inaugurata il 15 maggio 1865 al centro della piazza e qui rimase fino al 1967, quando fu deliberato lo spostamento (poi messo in atto nel 1971) sul sagrato della Basilica di Santa Croce per permettere lo svolgimento del calcio storico.

Cenotafio nella Basilica di Santa Croce

Museo Casa di Dante

La cosiddetta “Casa di Dante” è in realtà un falso storico dell’inizio del Novecento costruito sulle vecchie case dei Mardoli e dei Donati. Il Museo Casa di Dante, sebbene non contenga cimeli o manoscritti danteschi (andati tutti perduti), è interessante per immergersi nella vita della Firenze ai tempi di Dante. Distribuito su tre piani, offre un percorso espositivo che ripercorre la storia della città nel Duecento e la vita del poeta. Rinnovato nel giugno 2020, offre soprattutto video e touchscreen, tra cui un video sulla battaglia di Campaldino e alcune postazioni interattive incentrate sulla Firenze trecentesca e sulle potenti Arti. Tra gli allestimenti ci sono anche la ricostruzione della stanza di Dante e una sala dedicata alla Divina Commedia con un “libro multimediale” che proietta e legge i passi famosi dell’opera, affiancato da una parete tappezzata di traduzioni in tutte le lingue del mondo.
Indirizzo: via Santa Margherita 1, Firenze
Sito: museocasadidante.it
Ingresso: a pagamento

Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi

Secondo una tradizione non comprovata da dati storici, in questa chiesa Dante incontrò Beatrice accompagnata dalla madre e dalla nutrice (secondo altre fonti il primo incontro avvenne nella Badia fiorentina o in casa dei Portinari durante la festa del Calendimaggio del 1274). Sembra invece più probabile che qui Beatrice, ancora adolescente, sposò Simone de’ Bardi.
All’interno della chiesa fu sepolto il padre di Beatrice, Folco Portinari, e sebbene oggi ci sia una lastra che indica il luogo di sepoltura anche della figlia Beatrice, non è chiaro se sia stata effettivamente sepolta qui oppure nel chiostro sud di Santa Croce assieme al marito, nella tomba di famiglia dei Bardi. La lastra recita: “Sotto questo altare Folco Portinari costruì la tomba di famiglia. L’8 giugno 1291 vi fu sepolta Beatrice Portinari. — Pietra tombale di Beatrice Portinari”. Vicino alla presunta tomba si trova oggi una cesta dove i visitatori lasciano i loro messaggi, prevalentemente biglietti d’amore.
Indirizzo: via Santa Margherita, Firenze
Ingresso: gratuito
Orari: da martedì a sabato 10.30-12.30

La casa in cui visse Dante

La casa in cui più verosimilmente abitò Dante (di cui tuttavia non si ha l’assoluta certezza) si trovava poco distante dall’attuale Museo Casa di Dante, di fronte al lato sinistro della Torre della Castagna (all’angolo tra via Dante Alighieri e piazza San Martino), ma oggi non conserva più l’aspetto medievale. Una targa con una citazione tratta dall’Inferno (“Io fui nato e cresciuto / Sovra ‘l bel fiume d’Arno alla gran villa.”) indica il luogo esatto. Provenendo da una famiglia nobile ma non benestante, la casa di Dante era modesta e non aveva né corte né loggia.
Indirizzo: piazza San Martino (angolo tra via dei Magazzini e via Dante Alighieri), Firenze

Oratorio dei Buonomini di San Martino

L’oratorio dei Buonomini di San Martino, un tempo chiesa di San Martino al Vescovo, di fronte alla Torre della Castagna, era patronata dalle famiglie degli Alighieri e dei Donati e qui presumibilmente Dante sposò Gemma Donati nel 1285. Nel corso del Quattrocento la chiesa fu soppressa con il riassetto dell’ordinamento ecclesiale e al suo posto fu istituito l’oratorio dei Buonomini di San Martino, fondato nel 1441 e ancora oggi esistente, che aveva il compito di dare assistenza e aiuto ai poveri. L’ingresso dell’attuale oratorio sorge dove un tempo si trovava l’abside della chiesa e quindi l’ingresso dell’antica chiesa si trovava nel Canto della Quarconia (oggi tra via del Canto alla Quarconia e via de’ Cerchi) dove rimane un’antica traccia del portale.
Indirizzo: piazza San Martino (angolo tra via dei Magazzini e via Dante Alighieri), Firenze
Ingresso: gratuito
Orari: aperto nei giorni feriali dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17; chiuso festivi e venerdì pomeriggio

Torre della Castagna

Edificata nell’XI secolo e donata dall’imperatore Corrado II ai monaci della Badia Fiorentina per difendere il luogo sacro, dal 1282 fu concessa come sede al Priorato delle Arti, suprema magistratura comunale. Come riporta Giovanni Villani nella sua Nova Cronica, i priori, isolandosi al suo interno, potevano prendere decisioni in autonomia, lontano dalle pressioni dei potenti. La torre è menzionata anche nella Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi di Dino Compagni.
Il nome fa riferimento alle castagne inserite in un sacchetto per esprimere il proprio voto (in fiorentino un sinonimo di “castagna” è “ballotta”: da qui forse deriva l’etimologia dell’odierna parola “ballottaggio”).
La torre conserva l’aspetto originario anche se è stata ridotta in altezza. Fu restaurata negli anni Venti del Novecento e concessa nel 1940 all’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini. Per questo motivo oggi al suo interno si trova un piccolo museo risorgimentale.
La Torre della Castagna è legata a Dante poiché il poeta fu priore di Firenze dal 1300 al 1302. Durante questo periodo si intensificarono in città le lotte intestine tra guelfi bianchi e guelfi neri; pur appartenendo alla fazione dei bianchi, Dante cercò di restare sopra le parti tanto da proporre la condanna all’esilio di alcuni esponenti di entrambe le fronde, tra cui il suo caro amico Guido Cavalcanti.
Indirizzo: piazza di San Martino 1, Firenze

Firenze, torre della Castagna

Badia fiorentina

Si dice che qui abbia avuto luogo il primo incontro tra Dante, all’epoca un bambino, e Bice Portinari, la Beatrice della Commedia. La Badia fiorentina è una chiesa cattolica intitolata alla Vergine Maria; fu fondata nel 978 ma subì un sostanziale rifacimento in stile gotico nel 1285 su progetto di Arnolfo di Cambio che operò un cambio dell’orientamento dell’abside (subì una seconda rotazione nel corso del Seicento). La torre campanaria, di circa 70 metri, fu costruita negli anni 1310-30 ed è ben riconoscibile nel profilo della città, visibile da un punto sopraelevato come Piazzale Michelangelo.
Al suo interno si trova la tomba del marchese Ugo di Brandeburgo, vicario di Toscana dell’imperatore Ottone II, detto Ugo di Toscana, il “Gran Barone” descritto da Dante nella Commedia, che aveva deciso di spostare la residenza e quindi il marchesato da Lucca a Firenze, gettando le basi per la futura supremazia di Firenze sulle altre città toscane. La madre di Ugo, la marchesa Willa, aveva acquisito la chiesa nel 960, e il figlio aveva in seguito elargito numerosi donazioni a sostegno della chiesa. Il suo stemma, tre strisce argentate su campo rosso, svetta ancora sopra il portale della badia ed è descritto da Dante nel XVI canto del Paradiso, una citazione riportata nella targa affissa sulla facciata esterna della badia: “Ciascun che della bella insegna porta / del gran barone il cui nome e il cui pregio / la festa di Tommaso riconforta, / da esso ebbe milizia e privilegio.”
Ancora oggi il 21 dicembre, giorno dedicato a San Tommaso, nella Badia vengono svolte le funzioni religiose in onore di Ugo di Toscana.
Indirizzo: via del Proconsolo, Firenze

Sasso di Dante

Percorrendo il lato destro esterno del Duomo, sul muro dell’edificio di fronte, troverete una targa di marmo con scritto “Sasso di Dante” posta a ricordo della pietra sulla quale, secondo una leggenda, Dante era solito sedersi a pensare. Un aneddoto racconta che un giorno passò un uomo e gli chiese: «Oh Dante, icchè ti piace di più da mangiare?» e il poeta gli rispose «L’ovo!». L’anno successivo l’uomo ripassò dallo stesso punto e vedendo Dante assorto nei suoi pensieri nella medesima posizione chiese: «Co’ icchè?» e Dante senza indugio: «Co i’ sale!».
Addentrandoci di pochi passi nell’adiacente piazza delle Pallottole si può vedere un grosso masso con una targhetta che recita: “Sasso di Dante” (ovviamente è molto improbabile che si tratti del sasso originale).

Affresco nella cattedrale di Santa Maria del Fiore

All’interno della cattedrale di Santa Maria del Fiore, sulla navata di sinistra, si trova un famoso dipinto, presente in molti testi scolastici, che ritrae Dante e l’ambientazione della Commedia. Fu realizzato nel bicentenario della nascita del poeta (1465) da Domenico di Michelino su disegno di Alesso Baldovinetti. In questa raffigurazione Dante è immerso in un variegato scenario dove, a partire da sinistra, si possono riconoscere:

  • la Selva Oscura;
  • l’Inferno con il suo imponente portale di ingresso e una processione di anime dannate e diavoli, che culminano nella figura di Lucifero, rappresentato in posizione eretta, differentemente dalla descrizione dantesca che lo ritrae a capo in giù;
  • il monte del Purgatorio suddiviso in cornici come nel testo dantesco che culmina nella vetta dove sono rappresentati Adamo ed Eva;
  • il Paradiso, di cui vengono rappresentati i soltanto i primi sette cieli (su nove) che prendono il nome dei pianeti del sistema solare ciascuno raffigurato in ogni fascia.
  • Firenze all’interno delle mura, dalle quali svettano i principali monumenti della città (il Duomo di Firenze e la cupola del Brunelleschi, il Campanile di Giotto, il campanile della Badia fiorentina, la torre di Palazzo Vecchio e il Palazzo del Bargello).

Una scritta in latino, tavolta attribuita a Coluccio Salutati, è posta sotto la tela e recita: “Qui Coelum cecinit mediumque, / imumque tribunal, / Lustravitque animo cuncta poeta suo, / Doctus adest dantes sua quem florentia saepe / Sensit consuliis, ac pietate patrem. / Nil potuit tanto mors saeva nocere poetae / Quem vivum virtus carmen imago facit, ovvero: “Colui che l’Inferno, il Purgatorio e il Cielo cantò e discorse con sublime ingegno, il Dotto Alighieri, è qui, da cui Firenze ebbe spesso consiglio e amor di padre. La morte non ha potuto nuocere a tanto Vate: vive in sua virtù, nel canto e in questa immagine”.
È bene precisare che all’epoca di Dante il Duomo aveva un aspetto completamente differente: era molto più piccolo, si chiamava cattedrale di Santa Reparata e non aveva ancora la cupola del Brunelleschi, il campanile di Giotto e l’odierna facciata, risalente alla fine dell’Ottocento.
Indirizzo: cattedrale di Santa Maria del Fiore, piazza del Duomo, Firenze
Ingresso: gratuito

Affresco nel Bargello

All’interno del Palazzo del Bargello si trova la cappella del Podestà, detta anche cappella della Maddalena, decorata con un ciclo di affreschi della bottega di Giotto attribuibili agli anni 1334-1337. Nella porzione raffigurante il Paradiso è rappresentato anche Dante Alighieri: è uno dei suoi ritratti più antichi (assieme a quello recentemente scoperto nel Palazzo dell’Arte dei Giudici e Notai) ed è ritenuto uno dei più attendibili, dove il poeta viene dipinto senza il tradizionale naso gibboso probabilmente attribuito in epoca rinascimentale.
Indirizzo: Museo nazionale del Bargello, via del Proconsolo 4, Firenze
Sito: bargellomusei.beniculturali.it
Ingresso: a pagamento

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Affresco nel palazzo dell’Arte dei Giudici e Notai

Nel Palazzo dell’Arte dei Giudici e Notai, diventato oggi un ristorante, al primo piano, nel ciclo di affreschi dedicato ai poeti fiorentini, si trova un ritratto di Dante di recente scoperta. Probabilmente risalente agli anni Ottanta del Trecento, l’autore della Commedia viene raffigurato a fianco di Giovanni Boccaccio e a altri letterati la cui raffigurazione è andata perduta (probabilmente Francesco Petrarca e Zanobi da Strada).
Questo ritratto, così come quello che si trova nella cappella del Podestà al Bargello, sembra confermare che Dante avesse il naso lungo ma non aquilino come attribuitogli nell’iconografia rinascimentale che a sua volta aveva probabilmente prestato fede alla descrizione del poeta che Boccaccio aveva scritto nel Trattatello in laude di Dante.
Indirizzo: via del Proconsolo 16r, Firenze

Le targhe della Divina Commedia

Inferno VIII, 61-63
La targa apposta in via del Corso recita:
“Tutti gridavano: «A Filippo Argenti!»
E ‘l fiorentino spirito bizzarro
In sè medesimo si volvea co’ denti.”
Nell’VIII canto della Commedia tra gli iracondi si trova Filippo Cavicciuli, soprannominato Filippo Argenti (nome col quale compare nell’opera) un nobile della famiglia fiorentina degli Adimari dal carattere stizzoso e borioso che, per far sfoggio di ricchezza, ferrava d’argento gli zoccoli dei cavalli.
Le famiglie Alighieri e Adimari erano vicine di casa ma tra di loro non scorreva buon sangue. Si narra un episodio in cui l’Argenti chiese a Dante di testimoniare a suo favore di fronte al giudice per scagiornarlo dalle accuse, ma Dante fece il contrario, aggiungendo altri capi d’accusa e aggravando la pena. Tra i molti fatti non documentati c’è l’episodio dello schiaffo che l’Argenti dette pubblicamente a Dante, che contribuì alla sua fama di persona violenta.
Indirizzo: via del Corso, Firenze

firenze-dante-commedia-via del corso

Inferno X, 58-63
La targa recita:
“«Se per questo cieco
Carcere vai per altezza d’ingegno,
Mio figlio ov’è? E perché non è teco?»
E io a lui. «Da me stesso non vengo:
Colui ch’attende là, per qui mi mena,
Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.»”
Indirizzo: via dei Calzaiuoli, Firenze

Inferno X, 91-93
La targa recita:
“…fu’io sol colà dove sofferto
Fu per ciascuna di tôrre via Fiorenza
Colui che la difesi a viso aperto.”
Indirizzo: Palazzo Vecchio (portico a destra nel primo cortile), Firenze

Inferno XIII, 146
La targa recita:
“…in sul passo d’Arno…”
Indirizzo: Loggia sul Ponte Vecchio, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Inferno XV, 82-85
La targa recita:
“… in la mente m’è fitta, e or m’accora,
La cara e buona imagine paterna
Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora
M’insegnavate come l’uom s’eterna”
Indirizzo: via de’ Cerretani (sulla chiesa di Santa Maria Maggiore), Firenze

Targa Divina Commedia in via dei Cerretani

Inferno XVII, 58-60
La targa recita:
“… com’io riguardando tra lor vegno,
In una borsa gialla vidi azzurro,
Che d’un leone avea faccia e contegno.”
Indirizzo: via de’ Tornabuoni, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Inferno XIX, 17
La targa recita:
“…nel mio bel San Giovanni”
Indirizzo: piazza San Giovanni (alla base del Battistero, lato Via Martelli), Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Inferno XXIII, 94-95
La targa recita:
“… Io fui nato e cresciuto
Sovra ‘l bel fiume d’Arno alla gran villa.”
Indirizzo: via Dante Alighieri, Firenze

Inferno XXXII, 79-81 e 106-108
La targa recita:
“Piangendo mi sgridò: «Perché mi peste?
Se tu non vieni a crescer la vendetta
Di Mont’Aperti, perché mi moleste?»
…un altro gridò: «Che hai tu, Bocca?
Non ti basta sonar con le mascelle,
Se tu non latri? Qual diavol ti tocca?»”
Indirizzo: via dei Tavolini, Firenze

Purgatorio XII, 100-105
La targa recita:
“…per salire al monte
Dove siede la chiesa che soggioga
La ben guidata sopra Rubaconte,
Si rompe del montar l’ardita foga
Per le scalee che si fêro ad etade
Ch’era sicuro il quaderno e la doga;”
Indirizzo: via San Salvatore al Monte, Firenze

Purgatorio XIV, 16-18
La targa recita:
“… Per mezza Toscana si spazia
Un fiumicel che nasce in Falterona,
E cento miglia di corso nol sazia.”
Indirizzo: piazza Piave (torre della Zecca Vecchia), Firenze

Purgatorio XXIV, 79-84
La targa recita:
“«…Il loco, u’ fui a viver posto,
Di giorno in giorno più di ben si spolpa,
E a trista ruina par disposto.»
«Or va’;» diss’ei: «ché quei che più n’ha colpa,
Vegg’io a coda d’una bestia tratto
Invêr la valle ove mai non si scolpa.»”
Indirizzo: via del Corso (resti della torre dei Donati), Firenze

firenze-dante-commedia-donati_via del corso

Purgatorio XXIV, 82-87
La targa recita:
“«Or va’;» diss’ei: «ché quei che più n’ha colpa,
Vegg’io a coda d’una bestia tratto
Inver la valle ove mai non si scolpa.
La bestia ad ogni passo va più ratto,
Crescendo sempre, fin ch’ella il percuote,
e lascia il corpo vilmente disfatto.»”
Indirizzo: piazza San Salvi (lato destro della chiesa), Firenze

Purgatorio XXX, 31-33
La targa recita:
“Sopra candido vel cinta d’uliva
Donna m’apparve, sotto verde manto,
Vestita di color di fiamma viva.”
Indirizzo: via del Corso, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XV, 97-99
La targa recita:
“Fiorenza, dentro dalla cerchia antica
Ond’ella toglie ancora e terza e nona,
Si stava in pace, sobria e pudica.”
Indirizzo: via Dante Alighieri (presso l’ingresso laterale della chiesa della Badia fiorentina), Firenze

Paradiso XV, 112-114
La targa recita:
“Bellincion Berti vid’io andar cinto
Di cuoio e d’osso, e venir dallo specchio
La donna sua sanza il volto dipinto”
Indirizzo: via del Corso (all’angolo con via del Proconsolo), Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 40-42
La targa recita:
“Gli antichi miei e io nacqui nel loco
Dove si truova pria l’ultimo sesto
Da quel che corre il vostro annual gioco.”
Indirizzo: via degli Speziali, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 85-87
La targa recita:
“… non dee parer mirabil cosa
Ciò ch’io dirò degli alti Fiorentini
Onde la fama nel tempo è nascosa.”
Indirizzo: via delle Oche, Firenze

Paradiso XVI, 94-96
La targa recita:
“… la porta, ch’al presente è carca
Di nuova fellonia di tanto peso
Che tosto fia iattura della barca”
Indirizzo: via del Corso, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 101-102
La targa recita:
“… ed avea Galigaio
Dorata in casa sua già l’elsa e ‘l pome.”
Indirizzo: via dei Tavolini (all’angolo con via dei Cerchi), Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 109-110
La targa recita:
“Oh quali io vidi quei che son disfatti
Per lor superbia!”
Indirizzo: Palazzo Vecchio (portico a destra nel primo cortile), Firenze

Paradiso XVI, 110-111
La targa recita:
“… E le palle dell’oro
Fiorian Fiorenza in tutt’i suoi gran fatti.”
Indirizzo: via Lamberti, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 112-114
La targa recita:
“Così facean li padri di coloro
Che, sempre che la vostra chiesa vaca,
Si fanno grassi stando a consistoro.”
Indirizzo: via delle Oche (resti della torre dei Visdomini), Firenze

firenze dante commedia via delle oche

Paradiso XVI, 115-117
La targa recita: “L’oltracotata schiatta che s’indraca
Dietro a chi fugge, e a chi mostra il dente
Ovver la borsa, com’agnel, si placa”
Indirizzo: via delle Oche, Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 125-126
La targa recita:
“Nel picciol cerchio s’entrava per porta
Che si nomava da quei della Pera.”
Indirizzo: Borgo dei Greci, Firenze

Firenze, targa dantesca in Borgo dei Greci

Paradiso XVI, 127-128 e 130-132
La targa recita:
“Ciascun che della bella insegna porta
Del gran barone…
… Da esso ebbe milizia e privilegio,
Avvegna che col popol si rauni
oggi colui che la fascia col fregio”
Indirizzo: via dei Cerchi (angolo con via dei Tavolini), Firenze

Paradiso XVI, 127-130
La targa recita:
“Ciascun che della bella insegna porta
Del gran barone il cui nome e il cui pregio
La festa di Tommaso riconforta,
Da esso ebbe milizia e privilegio”
Indirizzo: via del Proconsolo, Firenze

Paradiso XVI, 133-135
La targa recita:
“Già eran Gualterotti e Importuni;
E ancor sarìa Borgo più quïeto,
Se di nuovi vicin fosser digiuni.”
Indirizzo: Borgo Sant’Apostoli (Torre dei Baldovinetti), Firenze

Paradiso XVI, 136-139
La targa recita:
“La casa di che nacque il vostro fleto,
Per lo giusto disdegno che v’ha morti,
E posto fine al vostro viver lieto,
Era onorata essa e’ suoi consorti”
Indirizzo: via Por Santa Maria (resti della torre degli Amidei), Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

Paradiso XVI, 140-144
La targa recita:
“O Buondelmonte…
Molti sarebber lieti, che son tristi,
Se Dio t’avesse conceduto ad Ema,
La prima volta ch’a città venisti.”
Indirizzo: Borgo Sant’Apostoli, Firenze

Paradiso XVI, 145-147
La targa recita:
“… conveniasi a quella pietra scema
Che guarda il ponte, che Fiorenza fêsse
Vittima nella sua pace postrema.”
Indirizzo: Ponte Vecchio (all’angolo con piazza del Pesce), Firenze

Paradiso XVI, 149-154
La targa recita:
“Vid’io Fiorenza in sì fatto riposo,
Che non avea cagione onde piangesse;
Con queste genti vid’io glorïoso
E giusto il popol suo, tanto che il giglio
Non era ad asta mai posto a ritroso,
Nè per divisïon fatto vermiglio.”
Indirizzo: Palazzo Vecchio (portico a destra nel primo cortile), Firenze

Paradiso XXV, 1-9
La targa recita:
“Se mai continga che ‘l poema sacro
al quale ha posto mano e cielo e terra,
sì che m’ha fatto per molti anni macro,
vinca la crudeltà che fuor mi serra
del bello ovile ov’io dormi’ agnello,
nimico ai lupi che li danno guerra;
con altra voce omai, con altro vello
ritornerò poeta, e in sul fonte
del mio battesmo prenderò ‘l cappello”
Indirizzo: piazza San Giovanni (base del Battistero, sul lato di fronte al campanile di Giotto), Firenze

Firenze, targa della Divina Commedia

San Godenzo (Firenze)

Abbazia di San Gaudenzio

L’abbazia di San Gaudenzio fu costruita in stile romanico nel 1028 per volere del vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro. Qui, l’8 giugno 1302 si tenne un incontro tra gli esuli fiorentini guelfi bianchi, tra cui anche Dante, e i ghibellini, per discutere un piano d’azione per il rientro a Firenze, all’epoca dominata dai guelfi neri. Il convegno si risolse con un nulla di fatto e Dante continuò il suo esilio.
Nell’abbazia si trova una targa commemorativa dell’evento e nel catino absidale un mosaico, eseguito nel 1929, che rappresenta l’Incoronazione della Vergine, in cui figura al centro Dante e, sul lato sinistro, anche Petrarca.
Dal 1991 ogni anno l’associazione “Dante Ghibellino” organizza la rievocazione storica del famoso convegno.
Indirizzo: piazza Dante Alighieri, San Godenzo

Ponte del Cicaleto

Arrivando a San Godenzo da Firenze, a circa 1 km prima del paese, in località lo Specchio, si trova una deviazione per il ponte medievale del Cicaleto. Il ponte si raggiunge percorrendo un sentiero nel bosco. Sembra essere stata la via di passaggio di Dante nei suoi spostamenti tra il Casentino e la Romagna.

Ponte del Cicaleto, San Godenzo

Vallombrosa (Firenze)

Targa commemorativa nell’Abbazia di Vallombrosa


Bertinoro (Forlì-Cesena)

Pieve di San Donato in Polenta

Le prime notizie della pieve risalgono al 911; la struttura, in stile romanico, è di forma basilicale con travature scoperte: le imponenti colonne circolari di pietra e mattoni che costeggiano la navata centrale sono presumibilmente di origine longobarda.
La pieve fu cantata da Giosuè Carducci nell’ode Alla chiesa di Polenta, pubblicata in Rime e ritmi, dove suggerisce che Dante fu qui ospitato da Guido da Polenta, signore di Ravenna, durante gli anni dell’esilio: “forse qui Dante inginocchiossi?”. Ogni anno vi si tengono letture dantesche e il Raduno carducciano. Di fronte al sagrato inoltre si trova un busto raffigurante Giosuè Carducci.
Indirizzo: Loc. Polenta, Bertinoro (FC)


San Benedetto in Alpe (Forlì-Cesena)

Cascata dell’Acquacheta

L’Acquacheta è un corso d’acqua, affluente del fiume Montone, che attraversa l’Emilia Romagna e la Toscana. Nasce vicino al Monte Lavane e nei pressi di San Benedetto in Alpe forma la famosa cascata celebrata da Dante nei versi della Commedia per la particolare musicalità creata dal tuffo del getto d’acqua. Infatti nel XVI canto dell’Inferno (vv.94–105), il poeta paragona la cascata alla caduta violenta del fiume Flegetonte che precipita dal settimo cerchio, quello dei sodomiti, all’ottavo, quello dei fraudolenti.
Nella parte alta della caduta è stata posta una targa con i versi 94-105 tratti dal canto XVI dell’Inferno: “Come quel fiume c’ha proprio cammino / Prima da Monte Viso ‘nver’ levante, / da la sinistra costa d’Appennino, /che si chiama Acquacheta suso, avante / che si divalli giù nel basso letto, / e a Forlì di quel nome è vacante, /rimbomba la sovra San Benedetto / de l’Alpe per cadere ad una scesa/ ove dovea per mille esser recetto”. Nei pressi del torrente è possibile effettuare escursioni seguendo i sentieri tracciati: verso la sommità della cascata si trova uno sperone roccioso soprannominato “Letto di Dante” da cui si può godere di una splendida vista sulla valle dell’Acquacheta.
Molto probabilmente Dante in esilio attraversò l’Appennino tosco-romagnolo passando da una strada, di cui oggi rimangono solo le tracce, che passava nei pressi del fiume.


Orbetello (Grosseto)

Targa commemorativa

La targa recita: “«… che il porto di Talamone… sia molto utile, / necessario et honorabile al comune / et a li cittadini di Siena / et d’esso si speri pervenire grande pro…” / (Statuto del Comune di Siena – 1304)». — «Tu li vedrai tra quella gente vana / che spera in Talamone, e perderagli / più di speranza ch’a trovar la diana; / ma più vi perderanno gli ammiragli” / (Purgatorio XIII- n° 151-154)” — Nel VII centenario della nascita / di Dante Alighieri / Talamone onora il sommo poeta / che ne ha eternato il nome nella Commedia Divina — Il Comune di Orbetello / auspice la Società storica maremmana / pose il XIII aprile MXMLXVI”.
Indirizzo: via Cala di Forno, loc. Talamone, Orbetello


Lecce

Targa commemorativa

La targa in bronzo, apposta sulla facciata del municipio, raffigura il profilo di Dante e porta la scritta: “Lecce nel VI centenario”.
Indirizzo: via Francesco Rubichi 16, Lecce


Fosdinovo (Massa Carrara)

Castello Malaspina

Il castello Malaspina, costruito nel XII secolo (ma la forma attuale si è definita in particolare nel XIV secolo), apparteneva a uno dei rami della famiglia Malaspina dello Spino Fiorito, signori del Marchesato di Fosdinovo, che ebbe vita dal 1355 al 1797. Durante il periodo dell’esilio Dante fu ospitato nel castello.
Oggi il castello è ancora proprietà della famiglia Malaspina. Ospita varie attività culturali e un museo di cui fa parte la cosiddetta “stanza di Dante“, dove secondo la tradizione (non comprovata da dati certi) Dante avrebbe dormito durante il suo soggiorno. Nel Salone delle Feste alcuni affreschi tardo-ottocenteschi di Gaetano Bianchi ritraggono Dante e celebrano la sua amicizia con i Malaspina.


Napoli

Statua di Dante

La statua dedicata al poeta, realizzata nel 1872 da Tito Angelini con basamento di Gherardo Rega, sovrasta la piazza che porta il suo nome. Sul basamento un’iscrizione recita: “All’Unità d’Italia / raffigurata / in / Dante Alighieri”.
Indirizzo: piazza Dante, Napoli


Ravenna

Tomba di Dante Alighieri

Dante morì il 14 settembre 1321 per aver contratto la malaria nel viaggio di ritorno da Venezia a Ravenna. Fu sepolto nella basilica di San Pier Maggiore (oggi basilica di San Francesco), dove furono celebrate anche le esequie, ma i suoi resti divennero ben presto motivo di dispute, soprattutto da parte dei fiorentini che rivolevano indietro le ossa dell’illustre concittadino. Nel Cinquecento ottennero da papa Leone X (non a caso figlio di Lorenzo il Magnifico) il permesso di prelevarle, ma i frati francescani ravennati le rimossero in gran segreto facendo un foro nel muro del chiostro e nella tomba, nascondendole prima dell’arrivo dei fiorentini. Furono ricollocate nel 1781, poi di nuovo rimosse nel 1810 quando il convento fu soppresso con un editto napoleonico. Nel 1865, con l’abbattimento di un muro del convento, la scatola contenente le ossa fu fortunosamenta ritrovata. Il coperchio portava la dicitura: “Dantis ossa a me Fra Antonio Santi hic posita anno 1677 die 18 octobris”.
I resti del poeta furono così ritumulati nel sepolcro in stile neoclassico costruito su progetto di Camillo Morigia negli anni 1780-81, a fianco del cortile, detto il Quadrarco di Braccioforte, dove il poeta era stato originariamente sepolto. In tutta questa area nel 1936 è stata istituita la “Zona del silenzio”, un luogo di rispetto intorno al sepolcro del poeta.
Indirizzo: via Dante Alighieri 9, Ravenna
Ingresso: gratuito
Orari: tutti i giorni 10-19

Museo Dante

Non distante dalla tomba di Dante, all’interno del Centro dantesco dei Frati Minori, si trova il Museo Dante, inaugurato nel 1921 e rinnovato nel 2021. L’esposizione, recentemente arricchita di contenuti multimediali, si incentra sugli anni che il poeta ha trascorso a Ravenna, soffermandosi inoltre sull’iconografia dantesca (dipinti, busti, icone) e sulla costruzione del monumento funerario a lui dedicato, realizzato negli anni 1790-91 da Camillo Morigia.
Indirizzo: via Dante Alighieri 4/6, Ravenna
Sito: vivadante.it
Ingresso: a pagamento

Murale di Kobra

Il famoso streetartist brasiliano Kobra ha tributato a Dante nel 2016 un varipinto murale in via Giuseppe Pasolini, non distante dalla basilica di San Vitale.
Indirizzo: via Giuseppe Pasolini 22, Ravenna

Murale a Dante di Kobra, Ravenna

Verona

Nel 1303 Dante era stato in missione diplomatica a Verona presso Bartolomeo della Scala, cercando di convincerlo, senza successo, a prendere parte all’alleanza antifiorentina assieme ai guelfi bianchi, a Bologna e ad altre città romagnole. Vi tornerà nel 1316, ospitato da Cangrande della Scala, e vi scriverà il canto del Paradiso in cui, tra l’altro, Cacciaguida gli profetizza l’esilio, e in cui, non a caso, viene esaltata la benevolenza degli Scala. Rimarrà nella città scaligera fino alla seconda metà del 1318 o, secondo altri dantisti, fino ai primi mesi del 1320, per recarsi a Ravenna. A Verona comunque scriverà buona parte del Paradiso, terminato poi poco prima di morire a Ravenna.

Per quanto riguarda i versi del Purgatorio in cui nomina le due famiglie veronesi rese famose da William Shakespeare, i Montecchi e i Capuleti (“Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, / Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: / color già tristi, e questi con sospetti!”), bisogna specificare che se nel primo caso si tratta veramente della famiglia ghibellina residente a Verona, nel caso dei Capuleti molto probabilmente Dante si riferisce a una famiglia guelfa originaria di Cremona.

Statua in Piazza dei Signori

In piazza dei Signori, nota anche come piazza Dante, davanti al Palazzo del Podestà si erge una statua che ritrae Dante Alighieri, installata nel 1865 su modello di quella scolpita da Enrico Pazzi che si trova in piazza Santa Croce a Firenze. Sul basamento un’iscrizione recita: “A Dante / lo primo suo rifugio / nelle feste nei voti / concorde / ogni terra italiana / XIV maggio MDCCCLXV / dc. suo natalizio”.
Quando Dante fu ospitato a Verona, soggiornò proprio nel Palazzo del Podestà, dove Cangrande I della Scala risiedeva dal 1311 e che aveva dato ospitalità anche ad altri illustri personaggi come Giotto. All’epoca però il palazzo era di dimensioni più ridotte e aveva l’ingresso su via Arche Scaligere.
Indirizzo: piazza dei Signori, Verona

Targa dove Dante fu ospitato

La targa recita:
“Lo primo refugio il primo ostello / sarà la cortesia del gran lombardo / che ‘n su la scala porta il santo uccello – Dante”.
Indirizzo: sotto il portico all’ingresso (lato sinistro) della Prefettura di Verona (Palazzo del Podestà), via Arche Scaligere, Verona

Arche Scaligere: sepolcro di Cangrande I

Sono i sepolcri di tre grandi signori di Verona: Cangrande I, Cansignorio e Mastino II della Scala. Costruite in stile gotico, sono adornate con i simboli della famiglia scaligera, ovvero il cane, l’aquila e la scala.
L’arca di Cangrande I, il signore che ospitò Dante, si trova sopra la porta della chiesa di Santa Maria Antica e fu fatta installare qui qualche anno dopo la sua morte dal nipote, Mastino II. Sul fronte del sarcofago sono scolpite le scene delle conquiste di Cangrande: Belluno, Feltre, Padova e Vicenza. Anche la statua equestre fu commissionata dal nipote Mastino II.
Indirizzo: via Arche Scaligere, Verona

Targa in ricordo della Questio de aqua et terra

Il 20 gennaio 1320, nel tempietto di Sant’Elena, accanto al duomo, Dante aveva esposto pubblicamente la sua Questio de aqua et terra, un testo scientifico sulla sua teoria delle terre emerse, con il quale forse sperava di guadagnarsi una cattedra nello Studio, una specie di università, che però fu assegnata al maestro Artemisio.
Una targa commemorativa in latino che ricorda questo episodio è stata posta all’ingresso della Chiesa di Sant’Elena nel 1920 dal Capitolo della Cattedrale.
Bisogna però precisare che molti studiosi ritengono che tutto ciò non abbia mai avuto luogo perché questo testo, pervenutoci in un’unica copia, è in realtà un falso e che quindi Dante non sia effettivamente tornato a Verona da Ravenna, dove già si era trasferito nel 1320.
Indirizzo: chiesa di Sant’Elena, via Pietà Vecchia, Verona

Targa in riferimento al Palio del drappo verde

La targa cita alcuni versi dell’Inferno in cui Dante fa riferimento al Palio del drappo verde, una corsa istituita nel 1208 e sospesa solo dall’arrivo dei francesi nel 1796 (nel 2008 questa antica tradizione è ripresa). Il testo recita: “Società Dante Alighieri – Comitato di Verona – Il palio del drappo verde – «Poi si rivolse, e parve di coloro / che corrono a Verona il drappo verde / per la campagna; e parve di costoro / quelli che vince, non colui che perde.» – Divina Commedia. Inferno XV, 121-124”.
Indirizzo: Porta Borsari 57, Verona


Gemona del Friuli (Udine)

La campana di Dante

Nel Duomo, costruito tra XIII e XIV secolo, si trova la cosiddetta “campana di Dante”, fusa nel 1423. Originariamente issata nel campanile, venne spostata all’interno del duomo per preservarla meglio. Vi è incisa l’ultima terzina dell’ultimo canto della Commedia, la preghiera alla Vergine, che sembra essere la prima testimonianza dell’opera dantesca in Friuli Venezia Giulia.

Inghilterra

Liverpool

Quadro Dante e Beatrice di Henry Holiday

Il quadro di Henry Holiday è piuttosto noto: dipinto nel 1883 e opera più importante del pittore, rappresenta il secondo incontro tra Dante e Beatrice sul lungarno, all’altezza del ponte di Santa Trinita, descritto nel terzo capitolo dell’opera dantesca Vita Nova: “questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine”.
Beatrice, vestita di bianco, è accompagnata dall’amica Monna Vanna, vestita di rosso, e dalla serva, vestita di azzuro, qualche passo più indietro.
Il dipinto, un olio su tela di circa 140×200 centimetri, è conservato presso la Walker Art Gallery di Liverpool assieme agli schizzi di altri dipinti che Holiday dedicò a Dante.
Indirizzo: Walker Art Gallery, William Brown Street, Liverpool
Sito: liverpoolmuseums.org.uk

Quadro The Dream of Dante di Dante Gabriel Rossetti

The Dream of Dante (“Il sogno di Dante”) è un dipinto di Dante Gabriel Rossetti del 1871 custodito alla Walker Art Gallery di Liverpool. Con la sua dimensione di 216×312 centimetri, è il suo quadro più grande in larghezza.
Quest’opera testimonia l’interesse del pittore preraffaelita per Dante Alighieri che, ispirandosi alla Vita Nova, rappresenta il poeta che sogna di trovarsi al capezzale della morente Beatrice alla presenza di due dame che sorreggono un drappo sopra la donna mentre un angelo vestito di rosso tiene la mano del poeta e bacia la guancia di Beatrice.
Il quadro è visionario e ricco di simbolismi, come i fiori sparsi sul pavimento che rappresentano la purezza e le colombe rosse simbolo d’amore.
Indirizzo: Walker Art Gallery, William Brown Street, Liverpool
Sito: liverpoolmuseums.org.uk

Stati Uniti

New York City

Statua di Dante

Di fronte al Lincoln Center for the Performing Arts si staglia la statua in bronzo raffigurante il poeta. La scultura, realizzata da Ettore Ximenes, è stata eretta in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia nel 1912 per volontà del ramo newyorkese della Società Dante Alighieri, e grazie al contributo di Carlo Barsotti, editore de “Il progresso”, il primo giornale italiano negli Stati Uniti, che ne fu un accorato sostenitore. La statua fu completata soltanto nel 1921 e fu installata lo stesso anno celebrando così i 600 anni dalla scomparsa del poeta. Il piedistallo di granito porta la firma dello studio di architetti Warren and Wetmore.
Indirizzo: Broadway & 63rd Street, New York City