Indirizzo: via pieve di Romena 10, Pratovecchio (AR)
Ingresso: a pagamento
Orari: generalmente aperto tutti i giorni ore 10-13:30 e 14:30-19; consultare il sito per le variazioni stagionali
Sito: castellodiromena.it

A partire dall’XI secolo i conti Guidi estesero il loro dominio feudale su una larga parte dell’attuale Toscana costruendo numerosi castelli che costituivano una minaccia per la nascente Firenze. Quando il conte Guido Guerra IV morì nel 1217, lasciò che i cinque figli si spartissero i suoi possedimenti. Ad Aghinolfo fu assegnato il Castello di Romena e da qui ebbe origine il ramo dei conti Guidi di Romena, che si sviluppò parallelamente ai conti Guidi di Poppi, di Modigliana, di Porciano e di Battifolle.

Dante Alighieri

I figli di Aghinolfo (GuidoAlessandro e Aghinolfo) sono famosi per l’episodio del 1281 in cui spinsero il falsario Mastro Adamo da Brescia a forgiare fiorini falsi per indebolire la moneta fiorentina. Quando fu scoperto, il falsario fu catturato e arso vivo in una località che oggi si chiama Omomorto (essendo un toponimo diffuso in altre parti d’Italia, è probabile che non ci sia un legame con la vicenda). All’epoca Dante aveva 16 anni, ma sembra che sia venuto a conoscenza della storia solo in seguito, nel 1302. Quando scrisse la Commedia, collocò Mastro Adamo nelle viscere dell’Inferno (Canto XXX, vv. 46-90), tra i falsari, puniti con l’idropisia. Il dannato infatti ha il ventre pieno d’acqua, ma soffre terribilmente la sete ricordando le fresche acque del Casentino.

Seguendo il sentiero sotto le mura del castello si può visitare Fonte Branda, menzionata nel XXX canto dell’Inferno: “Ivi è Romena, là dov’io falsai / la lega suggellata del Batista; / per ch’io il corpo sù arso lasciai”/ Ma s’io vedessi qui l’anima trista / di Guido o d’Alessandro o di lor frate, / per Fonte Branda non darei la vista.”

Una targa all’interno del castello ricorda che Dante fu ospitato qui dai conti Guidi nel primo periodo dell’esilio, una terra che Dante conosceva bene perché l’11 giugno 1289 aveva combattuto la battaglia di Campaldino, la piana che si estende sotto il castello di Poppi, a fianco dei guelfi di Firenze contro i ghibellini di Arezzo.

Una seconda targa invece celebra il secentenario dantesco (nell’iscrizione è presente un refuso nella parola “interpetri”): “MCMXXI — Nel secentenario dantesco / Comune e popolo di Pratovecchio / interpetri dell’anima casentinese / verso il Poeta d’Italia / che del suo canto e di questa dimora onorò il Casentino / pongono questo ricordo”.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio trascorse un periodo al Castello di Romena, dal giugno all’ottobre del 1902, ospite dei conti Goretti de Flamini, durante il quale scrisse trenta liriche che compongono il terzo libro delle Laudi, nell’Alcyone. Una lapide sulla facciata della villa adiacente alla prima cerchia di mura, a sud del castello, recita: “Fra queste torri nell’estate del 1902 Gabriele D’Annunzio scriveva il libro III delle Laudi, Alcione”.
Nello stesso periodo, l’attrice Eleonora Duse soggiornava nei pressi della Pieve di Romena, in una fattoria di Pratovecchio su cui oggi è stata affissa una targa commemorativa.

C’è un manoscritto di D’Annunzio, datato “Romena – 16 agosto 1902 – mezzanotte”, che riporta la seguente lirica: 

Cade la sera. Nasce
la luna dalla Verna
cruda, roseo nimbo
di tal ch’effonde pace
senza parola dire.
Pace hanno tutti i gioghi.
Si fa più dolce il lungo
dorso del Pratomagno
come se blandimento
d’amica man l’induca a sapor lento.
Su i pianori selvosi
ardon le carbonaie,
solenni fuochi di vista.
L’Arno luce fra i pioppi.
Stormire grande ad ogni
soffio, vince il corale
ploro de’ flauti alati
che la gramigna asconde.
E non s’ode altra voce.
Dai monti l’acqua corre a questa foce.