Il legame tra Giosuè Carducci e la Maremma è un legame inscindibile. Nonostante vi avesse trascorso l’infanzia e qualche soggiorno in età adulta, questi luoghi furono per lui sempre estremamente cari e a loro dovette l’ispirazione per alcune delle sue più celebri liriche che gli valsero il Premio Nobel per la Letteratura, il primo italiano, nel 1906.

giosue-carducci

Il Viale dei Cipressi

Iniziamo il nostro itinerario all’incrocio tra la vecchia Aurelia e la Strada provinciale bolgherese, dove ha inizio il Viale dei Cipressi.
Qui è stato eretto un monumento in ricordo del poeta con alcune targhe che indicano l’anno di costruzione, il 1957, cinquantenario della sua morte, e alcune citazioni dalle sue poesie.

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Pochi passi più avanti, avvolta dai cipressi, si può scorgere una caratteristica struttura ottagonale: l’oratorio di San Guido, realizzato nel 1703 su commissione della famiglia Della Gherardesca.

Volgiamo lo sguardo verso le colline per incontrare il Viale di Cipressi, quella strada alberata che ci accompagna verso il piccolo borgo di Bolgheri e che fu molto cara al poeta. Nel 1873, mentre si recava da Livorno a Roma in treno, attraversando questo lembo di Maremma, vide dal finestrino il viale che gli rievocò la sua infanzia, ispirandogli con un po’ di nostalgia i famosi versi:

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e — Ben torni omai —
Bisbigliaron vèr’ me co ‘l capo chino —
Perché non scendi ? Perché non ristai ? […]

Davanti San Guido, vv. 1-7

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Nel prosieguo della poesia, Carducci ricorda quando fanciullo giocava a tirare i sassi agli alberi (i cipressi gli dicono: “Ira non ti serbiam de le sassate / Tue d’una volta: oh non facean già male!”) e da lontano gli sembra quasi di rivedere nonna Luciaalta, solenne, vestita di nero, che da bambino gli raccontava le storie, come la novella / di lei che cerca il suo perduto amor.

Bolgheri

Dopo aver percorso il viale, entriamo nel piccolo borgo passando sotto l’arco di ingresso, su cui svetta la torre merlata che fa parte dell’antico castello dei Della Gherardesca, costruito nel Medioevo e rimaneggiato nei secoli.

Castello di Bolgheri - Fonte foto: Wikipedia (Licenza CC)
Castello di Bolgheri – Fonte foto: Wikipedia (Licenza CC)

Oltrepassiamo la chiesina dei Santi Giacomo e Cristoforo e, proseguendo dritto verso la piazza principale tra negozi di ceramiche e prodotti gastronomici locali, dopo pochi passi troviamo sulla sinistra uno slargo, Piazza Teresa, dove sul lato destro, di fronte a un ristorante, si trova una casetta riconoscibile da una fontanella ai piedi della scalinata in muratura che conduce all’ingresso.
Qui noterete una targa che recita:

Qui visse Maria Banchini
Ispiratrice dell’Idillio maremmano

“Meglio era sposar te bionda Maria!”

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Chi era la bionda Maria?

Maria Banchini, figlia dei mugnai del borgo, era una ragazza che in giovinezza aveva fatto sussultare il cuore del Carducci, il suo primo amore forse, che rincontrerà quarant’anni dopo, quando lei, pur con i capelli brizzolati e mutata nei tratti, manteneva “l’impronta della passata avvenenza”. Sarà lei a ispirare l’Idillio maremmano:

Co ’l raggio de l’april nuovo che inonda
Roseo la stanza tu sorridi ancora
Improvvisa al mio cuore, o Maria bionda;

E il cuor che t’obliò, dopo tant’ora
Di tumulti ozïosi in te riposa,
amor mio primo, o d’amor dolce aurora.

Ritorniamo sulla strada principale: dopo pochi metri ci ritroveremo nella piazza centrale del borgo. Il palazzo che ci si para di fronte è quello in cui è vissuto il poeta nell’infanzia.

Siamo nel 1838. Il piccolo Giosuè, 3 anni, si trasferisce con la famiglia a Bolgheri dove il padre aveva ottenuto l’incarico di medico condotto. All’epoca questo territorio, rientrante nella contea di Donoratico, era di proprietà della famiglia Della Gherardesca, aristocratica e conservatrice, che ben presto mostrò insofferenza verso la posizione repubblicana assunta dal padre del poeta. La notte del 21 maggio 1848, alcuni minacciosi colpi di fucile sparati contro la casa in cui alloggiavano i Carducci, convinsero la famiglia a lasciare Bolgheri e trasferirsi nella vicina Castagneto.

Una targa indica che qui il poeta trascorse la fanciullezza dal 1838 al 1848. Guardando con più attenzione si possono anche scorgere i buchi lasciati dagli spari.

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Di fronte alla casa si trova una statua che ritrae la già citata nonna Lucia.

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Nonna Lucia

Proseguiamo oltre la piazza centrale, costeggiando la casa del Carducci sul lato destro: prendete Via del Poggio e percorretela per circa 200 metri. Sulla destra vi si aprirà un piccolo cimitero.
Qui, tra le scarne croci in bronzo le cui storie sono forse ormai dimenticate, si erge sul lato sinistro, una cappelletta contornata da cespugli che quasi ne coprono la targa posta all’esterno:

“Di cima al poggio allora dal cimitero
Giù de’ cipressi per la verde via
Alta solenne vestita di nero
Parvemi riveder Nonna Lucia”

Qui fu infatti sepolta la nonna paterna del poeta, Lucia Galleni. La donna, rimasta vedova del marito Francesco, aiutò il figlio e la sua famiglia a stabilirsi a Bolgheri, dando loro un contributo con le sue modeste risorse economiche e mitigando i conflitti che erano sorti tra il padre del poeta, di idee liberali, e il parroco del paese, Don Bussotti. Morirà di tisi il 18 dicembre 1842 lasciando un vuoto incolmabile nel cuore del poeta che aveva instaurato con lei uno stretto legame.

Cimitero di Nonna Lucia. Fonte: www.bolgherinews.it
Cimitero di Nonna Lucia. Fonte: www.bolgherinews.it

La seconda parte dell’itinerario prosegue a Castagneto Carducci, circa 12 chilometri da Bolgheri, raggiungibile in macchina in 15-20 minuti.

Castagneto Carducci

Castagneto, che dal 1907 porge col suo nome un tributo al poeta (prima si chiamava infatti “Castagneto Marittimo”) è un piccolo comune arroccato su un colle da cui si gode una splendida vista: da un lato il mare e le isole sfumate in lontananza, dall’altro le verdi colline tappezzate di oliveti e vigne, su cui si staglia il castello di Segalari, un paesaggio immortalato nelle liriche carducciane.

A Castagneto ci sono due principali luoghi interessanti per scoprire qualcosa di più sul poeta: la casa in cui ha vissuto e il Museo archivio “Giosuè Carducci”.

Casa Carducci

Giosuè visse in questa casa durante l’adolescenza, per circa un anno, dal giugno 1848 all’aprile 1849: qui si rifugiò con la sua famiglia quando furono costretti a lasciare Bolgheri perché erano stati minacciati da alcune fucilate sparate contro la loro casa a causa delle posizioni liberali del padre.

Costretti, ancora una volta per motivi politici, a lasciare Castagneto, si trasferirono a Firenze dove Giosuè intraprese gli studi letterari e avviò la sua brillante carriera, ma non dimenticò mai questi luoghi, in cui tornò quando era ormai un poeta affermato.

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Era proprio in questa casa, presa in affitto dagli Espinassi Moratti, che tornava abitualmente negli anni dal 1879 al 1894, frequentando i vecchi amici e partecipando alle ribotte, quei grandi pranzi a base di specialità maremmane, in particolare cacciagione, e vini locali che si tenevano nei prati sotto la Torre di Donoratico o il castello di Segalari.
Dal 1992, eccetto una breve interruzione nel 2023, la casa è stata aperta e resa fruibile ai visitatori grazie a un accordo tra il Comune di Castagneto e la famiglia Espinassi Moratti, tuttora proprietari.
Costituita da due stanze (originariamente erano tre, ma la cucina è stata inglobata nell’appartamento adiacente), in una viene mostrata la camera da letto del poeta con gli arredi originali tardo ottocenteschi e nell’altra viene ricostruita la sua presenza a Castagneto e Bolgheri attraverso documenti, fotografie e oggetti, come la libreria che contiene alcuni libri a lui appartenuti.

Indirizzo: via Giosuè Carducci, Castagneto Carducci

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Museo Archivio “Giosuè Carducci”

Il Museo Archivio propone un percorso espositivo che, attraverso alcuni pannelli, ripercorre i principali momenti dell’attività letteraria del poeta, in particolar modo quelli legati alla Maremma. Una sezione indaga sui rapporti del Carducci con la Massoneria, mentre una stanza è dedicata alle donne importanti nella sua vita.
Le stanze dove oggi è allestita la mostra, adiacenti al Palazzo Pretorio, ai tempi del poeta erano occupate da alcune botteghe della famiglia Corsiglia (una calzoleria, una farmacia e un negozio di generi vari), dove si dice che Giosuè, quand’ancora era un fanciullo, si dilettava a scrivere brevi componimenti poetici che recitava proprio in queste botteghe.

Indirizzo: via Giosuè Carducci, Castagneto Carducci
Ingresso gratuito.
Orari di apertura: Dal 16 settembre al 14 giugno: dal martedì al venerdì 10:00-13:00, sabato e domenica 15:00-18:00. Dal 15 giugno al 15 settembre: tutti i giorni escluso il lunedì 10:00-13:00 e 16:30-19:30.

©turismoletterario.com
©turismoletterario.com

Di fronte al Comune, proprio accanto al suddetto museo, torreggia un busto del poeta, posto sopra una colonna, ad opera dello scultore sardo Albino Manca, realizzato nel 1935, ma installato in questa posizione solo nel 1952.

Altri luoghi legati a Giosuè Carducci