Parigi, anni Venti, quella città che più di ogni altra poteva vantare di essere il centro artistico e culturale del mondo.

Il surrealismo, il movimento dada, il salotto di Gertrude Stein, i café di Saint Germain des Prés, e poi Hemingway, Joyce, Picasso, Modigliani, Cocteau, Matisse, Buñuel, Dalì, Fitzgerald e sua moglie Zelda, Tzara, Man Ray, Gide, Pound… scrittori e artisti, europei e americani, si ritrovavano in una città in pieno fermento, cosmopolita e mondana, quella che Woody Allen ritrarrà in Midnight in Paris.

"PARIS, Panorama de la montagne Sainte Geneviève, début XXème" di lilas59, su Flickr
“PARIS, Panorama de la montagne Sainte Geneviève, début XXème” di
lilas59, su Flickr

E se c’era un posto che tutti gli scrittori, residenti o di passaggio, non potevano mancare di visitare, questa era la libreria Shakespeare and Company.

Shakespeare and Company

Shakespeare and Company aveva aperto i battenti il 17 novembre 1919 grazie all’intraprendenza di Sylvia Beach, una giovane americana che dopo aver visitato la capitale francese aveva deciso di farne la propria casa. Poi era venuto l’incontro determinante con Adrienne Monnier nel marzo 1917, eclettica proprietaria della libreria Maison des amis des livres in rue de l’Odeon, che diventerà sua compagna per tutta la vita. Grazie a lei, Sylvia deciderà di aprire la sua libreria (dapprima in 8 rue Dupuytren, poi trasferita proprio di fronte a quella dell’amica) specializzata in letteratura angloamericana – da qui il nome “Shakespeare and company” – diventando nell’arco di poco tempo il punto di riferimento degli espatriati “letterari” a Parigi.

Sylvia Beach nella sua libreria
Sylvia Beach nella sua libreria

Shakespeare and Company però non era solo una libreria: era una sala di lettura, un centro culturale e persino una biblioteca: Sylvia infatti rilasciava una tessera di prestito a chi non poteva acquistare i libri. Le sue pareti erano adornate con i ritratti e le fotografie degli scrittori più famosi, molti dei quali si incontrarono e conobbero proprio qui.

Se c’è però un’impresa a cui più di ogni altra è legata la fama di Sylvia Beach e della sua libreria, questa è sicuramente la pubblicazione dell’Ulysses di James Joyce.

Odissea editoriale

L’opera dello scrittore irlandese ebbe una gestazione travagliata: ritenuta scandalosa e in alcune parti oscena, nessun editore aveva il coraggio di stamparla e persino la pubblicazione a puntate sulla rivista The Egoist fu interrotta per timore di conseguenze penali.
Sylvia aveva intuito l’alto valore dell’opera di Joyce tanto che pubblicarla divenne la sua missione. Si improvvisò editrice e incaricò un fidato tipografo di Digione, ma trovò non poche difficoltà, tra le dattilografe che si rifiutavano di copiare il testo osceno, le numerose correzioni dello scrittore, la messa al bando dell’opera in Inghilterra e negli Stati Uniti (dove un amico di Hemingway faceva la spola dal Canada con una copia nascosta nei pantaloni).

Alla fine, il 2 febbraio 1922 una delle due prime copie dell’Ulysses (l’altra fu Sylvia stessa a recapitarla a casa di Joyce) faceva bella mostra di sé nella vetrina di Shakespeare and Company con una copertina – su richiesta dello scrittore – di colore blu come il mare e la bandiera della Grecia, patria del poema al quale il romanzo si ispirava.

ulysses-joyce

Curiosamente, dopo la pubblicazione della controversa opera di Joyce, si diffuse la fama di Sylvia Beach come editrice di libri erotici: anche Henry Miller si presentò al suo cospetto per chiederle di pubblicare il suo Tropico del Cancro e D.H. Lawrence fece lo stesso per L’amante di Lady Chatterley.

Una clientela famosa

Nonostante Joyce fosse lo scrittore prediletto di Sylvia Beach (per lui non era solo editrice, ma si prendeva cura della corrispondenza, delle sue finanze, dei rapporti interpersonali…), le sue amicizie erano molto vaste e tanti famosi personaggi dell’epoca solcavano l’ingresso della sua liberia intrattenendosi a chiacchierare con lei. Su tutti Ernest Hemingway, che si chiamava da sé il suo “miglior cliente”:

Un giorno alzai gli occhi, mi trovai davanti un giovanotto alto, abbronzato, con un paio di baffetti e sentii una voce profondissima informarmi che l’uomo dinanzi a me era Ernest Hemingway. Lo invitai a sedersi e lo feci “cantare”; seppi così che era originario di Chicago e inoltre che aveva passato due anni in un ospedale militare per riacquistare l’uso di una gamba. […] A Parigi lavorava come corrispondente sportivo dello “Star” di Toronto; e, benché non me lo dicesse, sono sicura che si stava già provando la mano come scrittore.

Sylvia Beach e Ernest Hemingway davanti la libreria
Sylvia Beach e Ernest Hemingway davanti la libreria

… poi Francis Scott Fitzgerald:

Uno dei nostri amiconi era Scott Fitzgerald […] Gli volevamo un gran bene; come tutti quelli che lo conoscevano, del resto. Con quei suoi occhi azzurri, quella sua generosità folle e imprevidenza, quel suo fascino di bellissimo angelo caduto passò come una visione luminosa e troppo fugace per rue de l’Odéon, abbagliandoci per un momento.

… e Paul Valéry:

Ebbi l’onore di conoscere Paul Valéry – incontrato nella libreria di Adrienne – e spesso, dopo avere aperto Shakespeare and Company, la gioia di vederlo entrare nel mio negozio per venirsi a sedere accanto a me, a chiacchierare e scherzare. Valéry scherzava sempre. […] Le sue visite in libreria erano un grande onore, ma anche un gran divertimento. Nel suo inglese alquanto peculiare mi prendeva in giro a proposito del mio “patron”. Una volta, prendendo un volume di sue poesie, lo aperse alla Fenice e la tartaruga e mi chiese: “Ebbene, Sylvia, lei ci ha capito qualcosa?”

… oltre a innumerevoli altri frequentatori, occasionali e abitué che varcarono quella soglia: Gertrude Stein (con la quale i rapporti andarono sempre più raffreddandosi), André Gide (uno dei primi firmatari dell’acquisto dell’Ulysses), Valery Larbaud, Ezra Pound, Jules RomainsLéon-Paul Fargue, Henry Miller, Anaïs Nin, André Chamson, Jean Prévost, Aldous Huxley

Sylvia Beach e James Joyce. Sullo sfondo Cyprian Beach, fratello della libraia
Sylvia Beach e James Joyce. Sullo sfondo Cyprian Beach, fratello della libraia

Ma che fine ha fatto questo luogo magico e ricco di storia letteraria del Novecento?

Arrivò la guerra e la Francia fu invasa dai nazisti. Sylvia, contrariamente a molti dei suoi compatrioti, decise di rimanere a Parigi. Dopo una strenue resistenza fu costretta a chiudere la libreria (il 14 giugno 1940) e nascondere tutti i libri per il timore che le venissero requisiti e distrutti.

Dopo il 1945 niente era più come prima: la città e la coscienza del mondo erano stati sconvolti dagli orrori della guerra. Shakespeare and Company non riaprì più.

Una nuova libreria

Nel 1951 l’americano George Whitman aprì in 37 rue de la Bûcherie, vicino Place Saint-Michel e a pochi passi dalla Senna, “Le Mistral“, una libreria di libri in lingua inglese. In pochi anni divenne un punto di ritrovo per lettori e scrittori, tra cui molti della Beat Generation, come William S. Burroughs, Allen Ginsberg, Gregory Corso. Nel realizzare la sua libreria, Whitman si era ispirato alla storica Shakespeare and Company e ottenne il plauso della sua ideatrice, Sylvia Beach appunto, che gli concesse il diritto di utilizzare il nome della sua vecchia libreria, che fu infatti cambiato in suo onore nel 1964, quando la nostra libraia morì.

"Shakespeare and Company" di wolfB1958, su Flickr
“Shakespeare and Company” di wolfB1958, su Flickr

La libreria di George Whitman è ancora oggi una delle mete più visitate dai turisti-lettori che si recano a Parigi. L’ambiente è accogliente e suggestivo, l’atmosfera calda e rilassante, proprio come Sylvia avrebbe voluto.
Oggi a gestire la libreria è un’altra Sylvia: Whitman, la figlia di George, e potete ben immaginare in onore di chi le è stato dato questo nome.

Indirizzo: 37 rue de la Bûcherie, 5° arrondissement, Parigi. / Sito web

Al posto della libreria originale invece troverete una targa commemorativa che porta l’iscrizione “En 1922 dans cette maison, M.elle Sylvia Beach publia Ulysses de James Joyce”.
Indirizzo: 12 rue de l’Odéon, 6° arrondissement, Parigi

"Shakespeare and Company bookshop" di Alexandre Duret-Lutz, su Flickr
“Shakespeare and Company bookshop” di Alexandre Duret-Lutz, su Flickr

Bibliografia

La piacevole autobiografia di Sylvia Beach (dalla quale sono state tratte le citazioni in questa pagina), dal titolo Shakespeare and Company (Neri Pozza, 2018), è una lettura imprescindibile per scoprire la storia della libreria e della Parigi degli anni Venti. Per avere un quadro più omogeneo e dettagliato invece è consigliata la lettura del saggio La libraia di Joyce: Sylvia Beach e la generazione perduta di Noel Riley Fitch, edito in Italia da Il Saggiatore (2004).

La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la Generazione Perduta
Titolo: La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la Generazione Perduta
Autore: Noel Riley Fitch
Editore/Anno: Il Saggiatore, 2004
Genere: Non fiction
Shakespeare and Company
Titolo: Shakespeare and Company
Autore: Sylvia Beach
Editore/Anno: Neri Pozza, 2018
Genere: Non fiction