Siamo in provincia di Padova, dove una rete di paesi costituiscono il Parco letterario di Francesco Petrarca e dei Colli Euganei (qui il sito), un parco diffuso che non ha una sede fisica ma ha un cuore spirituale rintracciabile forse in Arquà Petrarca, luogo letterario di spiccato rilievo che omaggia la letteratura anche nel nome, in quanto ultima dimora in cui ha vissuto il poeta Francesca Petrarca.

Già dalla morte del Petrarca, nell’anno 1374, il borgo era diventato meta di pellegrinaggi, una fama letteraria che andava a innestarsi su un territorio già ben noto per la sua vocazione termale, vista la natura vulcanica del terreno.

I Colli Euganei sono molto apprezzati anche per la produzione vitivinicola.

Così dal 2012 è stato istituito un parco letterario, entrato a far parte della rete I Parchi Letterari® e gestito da Assoturismo Confescercenti Padova, che coinvolge siti culturali, strutture ricettive, aziende, creando una sinergia tra cultura e turismo.

Fil rouge del parco sono le eleganti targhe letterarie che fanno da collante, una sorta di presidio fisico capillare che aiuta a rintracciare la presenza degli scrittori del territorio. Un’occasione per scoprire, percepire il territorio con uno sguardo poetico che potenzia la vista.

Queste “ramificazioni” del parco, sotto forma di lastre nere incise, vanno dall’Abbazia di Praglia, di cui fu ospite Fogazzaro, al monte Ceva delle pagine dello Jacopo Ortis foscoliano, da Este, dove P.B. Shelley soggiornò a Villa Kunkler, al monastero camaldolese di Monte Rua, rifugio del latinista Concetto Marchesi.
Targhe che, accostate al paesaggio che fu d’ispirazione, fanno rivivere le parole di autori, locali o di più ampia diffusione, come Giorgio Bassani che nei suoi Primi versi elogia il colle su cui si abbarbica il nucleo antico di Monselice, Andrea Zanzotto che in prosa e in versi celebra “quell’aspetto romito e difficile che conservano i Colli, penetrabili solo a piedi per certi viottoli non asfaltati”, o Giovanni Comisso che nel Castello del Catajo di Battaglia Terme rivide la Cina e i torrioni di quelle lontane città murate. [Vedi l’elenco completo delle targhe]

Tra questi, un luogo speciale è la Villa dei Vescovi a Torreglia, località Luvignano, elegante residenza veneta che rivela una particolare connessione con Dino Buzzati.

Villa dei Vescovi

Sopra un lieve pendio, circondato dal brolo e striato di vigneti, la Villa dei Vescovi fu costruita come luogo di villeggiatura per i vescovi padovani già alla fine del Quattrocento ma fu dal 1529, con lavori durati fino al 1543, che assunse gran parte dell’aspetto attuale (ci sono stati successivi rimaneggiamenti), prendendo a modello la domus romana, ovvero forma quadrata con impluvium centrale.
A ordinare i lavori furono prima il vescovo Pietro Barozzi e poi il cardinale Francesco Pisani, ma a dirigerli c’era quell’Alvise Cornaro amministratore della mensa vescovile che forse è più ben noto per essere stato scrittore e mecenate: a Padova, infatti, aveva riunito attorno a sé molte figure intellettuali dell’epoca tra cui il commediografo Angelo Beolco, detto il Ruzante.

Le varie vicende legate alla Villa si scoprono visitando questo luogo conservato con cura dal FAI, passeggiando tra gli ambienti, poi modificati nella metà del Settecento quando l’impluvium fu chiuso creando un grande salone centrale ispirato alle ville venete più tarde; oppure osservando con lo sguardo all’insù l’impianto decorativo realizzato dal pittore fiammingo Lambert Sustris nella metà del Cinquecento, tra miti e paesaggi campestri, affreschi che in parte sono stati censurati nei secoli, soprattutto per coprire le figure dei nudi che dopo il Concilio di Trento poco si addicevano alla residenza di un prelato.

Ma com’è che Dino Buzzati c’entra in tutto questo?

Fino al 1962 la villa fu proprietà della curia padovana, poi venne acquistata dal milanese Vittorio Olcese e dalla consorte Giuliana che, viste le condizioni pietose in cui versava, la fecero ampiamente restaurare.

Dice Buzzati:

Di vescovo in vescovo, la villa era andata a finire nelle mani di un istituto religioso; quando Vittorio Olcese la comperò era in condizioni pietose e l’architetto Marcello Checchi ha lavorato due anni per ridare al palazzo il respiro nativo e liberare ciò che restava dei bellissimi affreschi, nascosti da turpi calcine…

Rimessa in sesto la villa, gli Olcese iniziarono a dar feste e invitare ospiti, tra cui appunto il nostro Dino Buzzati che in quegli anni era inviato del Corriere, il quale ci descrive con giornalistica dovizia di particolari una “festa in villa col mago”, nel gennaio 1967, iniziando così:

A una festa di giorno nella sua meravigliosa villa a Luvignano di Torreglio, poco lontano da Abano, il dottor Vittorio Olcese ha avuto la spiritorsa idea di invitare anche un mago. […] È uno dei primi esempi di architettura classica nel Veneto. Palladio non si era ancora rivelato. Sorge in cima a una collinetta e i suoi due orgogliosi loggiati fissano, immobili, il singolare panorama che è probabile sia unico al mondo. Sorgono infatti all’intorno alcuni dei migliori Colli Euganei i quali, per non esser deturpati da colture, per non portare sulla sommità alcuna fabbrica e per la tipica sagoma a cono che allude a preistoriche eruzioni, risultano oltremodo puri e misteriosi. […]

Era una giornata fredda e grigia. Alle tre del pomeriggio sembrava già sera, i Colli Euganei assumendo un’espressione oltremodo circospetta. Un grosso gatto nero ciondolava su e giù per la terrazza sommitale seguendo con la coda dell’occhio i movimenti degli ospiti. Da lontani casolari, laggiù nella bruma, giungevano lunghi lamenti di cani. L’aspetto stesso della villa, insieme fastoso e bizzarro, la luce torpida del pomeriggio, collaboravano a quella speciale aura magica non rara in queste contrade del Veneto.

E così la festa si carica di “tensione fantastica così da assomigliare a un pezzo di romanzo”, tra quelle stanze dall'”aspetto fastoso e bizzarro”, con note di charleston che volteggiano nell’aria e personaggi più o meno noti, su cui tra tutti tiene banco, con aneddoti e racconti, il mago cui fa riferimento il titolo, ossia Bruno Lava, geometra, imprenditore edile e pure medium.

Nel muro di cinta della Villa, oggi si trova una targa letteraria che riporta alcuni passi, in parte qui citati, tratti dall’articolo Festa in villa col mago, incluso poi da Buzzati nella raccolta Cronache terrestri (1972). Targa che si può leggere con occhio rivolto a quell’edificio signorile, immaginando quali voci, suoni e figure possano averne animato le stanze e i corridoi secolari.

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Si ringrazia Claudia Baldin del Parco letterario Francesco Petrarca e dei Colli Euganei per le preziose informazioni e l’invito a visitare la Villa dei Vescovi e i Colli Euganei.