Italia

Roma

Nata a Roma, al n. 7 di via Anicia, Elsa Morante trascorse la sua infanzia nel quartiere popolare di Testaccio.
Abitò in via delle Oche 27, in un attico affacciato su piazza del Popolo. Il suo studio è stato ricostruito all’interno della mostra Spazi ‘900 nella Biblioteca nazionale centrale di Roma.

Stanza ricostruita nella Biblioteca Nazionale

Nella mostra Spazi ‘900 all’interno della Biblioteca nazionale centrale di Roma è stato ricostruito lo studio della scrittrice così come si presentava nell’attico in cui visse in via delle Oche 27, affacciato su piazza del Popolo.
Nell’esposizione ci sono i mobili originali, tra cui la macchina da scrivere su cui batté Aracoeli, la scrivania, gli scaffali con i suoi libri, la collezione di dischi, i ritratti della scrittrice a opera di Carlo Levi e di Leonor Fini, i quadri del pittore americano Bill Morrow, al quale si era legata sentimentalmente negli anni Sessanta. La biblioteca conserva, per volontà della scrittrice, anche i suoi manoscritti. Nel 2013 si è aggiunto il carteggio di oltre 6000 lettere e varie donazione degli eredi che hanno permesso di ricostruire la sua stanza.
Indirizzo: Biblioteca nazionale centrale di Roma, viale Castro Pretorio 105, Roma


Procida

Elsa Morante ebbe l’ispirazione per il romanzo L’isola di Arturo, interamente ambientato sull’isola, nel 1955 durante un soggiorno a Procida.

Albergo Eldorado (oggi Villa Eldorado)

L’albergo Eldorado fu costruito alla fine dell’Ottocento ma divenne popolare soprattutto negli anni Cinquanta del Novecento quando vi alloggiarono Vasco Pratolini (che vi scrisse La carriera di Ninì), Alberto Moravia e Elsa Morante, la quale, beneficiando della splendida vista sul mare e la frescura nel giardino di limoni, iniziò a scrivere L’isola di Arturo. Per la bellezza e l’alto valore letterario che questo luogo aveva assunto, quando l’albergo chiuse nel 1998, il Comune prese in affitto la struttura dalla famiglia Mazzella di Bosco, tuttora proprietaria, per aprirvi il “Parco Letterario Elsa Morante“, restituendo finalmente a tutti la possibilità di visitarlo. Purtroppo a causa di alcuni problemi economici sorti tra le due parti il giardino è stato a lungo tempo chiuso, rendendo impossibile l’accesso. In tempi recenti la proprietà è stata risistemata e adibita a struttura ricettiva col nome di Villa Eldorado, dove oggi è possibile soggiornare.
Indirizzo: via Vittorio Emanuele 180, Procida
Sito: villaeldorado.it

I luoghi de L’isola di Arturo

Procida è l’ambientazione del romanzo L’isola di Arturo, ambientato negli anni Quaranta del Novecento. Scorci e luoghi dell’isola ritornano costantemente tra le pagine del romanzo. Tra questi, c’è Piazza dei Martiri, di fronte al Santuario S. Maria delle Grazie, riconoscibile anche per la statua dell’economista procidano Antonio Scialoja, descritta come “la piazzetta”, da cui prende avvio la Salita Castello che porta alla Terra Murata.

La Piazzetta, limitata a ponente, in vista della marina, da una semplice balaustra, splendeva, a quell’ora di un’accensione calma e stupenda, fra il colore rosa arancione dei suoi muri e il grande riflesso d’oro dell’acqua. […] Al termine, la salita si slargava in una terrazza, che offriva su due lati la vista del mare aperto all’infinito, di una freschezza celeste. Qua sorgeva la gigantesca porta della Terra Murata, con la sua profonda volta di pietra, e le garitte per le sentinelle scavate nei pilastri.

La Terra Murata è l’insediamento più antico dell’isola e sorge in posizione sopraelevata su uno sperone roccioso. Qui si trova l’ex carcere di Procida rimasto in attività fino al 1988. Edificio principale del complesso è il Palazzo Reale (o Palazzo d’Avalos), fatto erigere nel 1563 da Innico d’Avalos, cardinale d’Aragona, che è così descritto nel romanzo:
Di sotto il passaggio a volta della porta […] si usciva sulla Piazza Centrale della Terra Murata, che per l’immensità sembrava un piazzale di metropoli, ma era sempre stranamente deserta. A sinistra di questa piazza, in fondo a un ripido valloncello lastricato, un cancello sbarrava l’accesso a una vasta corte gialla e nuda, in cui si levavano enormi fabbricati rettangolari. Sul cancello si leggeva la scritta Casa di pena intorno a un rilievo colorato di Santa Maria della Pietà.
Quella era l’entrata del Penitenziario. Da quel punto, attraverso certe fabbriche basse protette da muraglie, la collina delle prigioni saliva, dietro alla Piazza Centrale, fino al Castello antico che si vedeva torreggiare, a destra, al di là del piccolo borgo ammucchiato ai suoi piedi.

In questo carcere fu imprigionato e ucciso dai fascisti l’amato fratello dello scrittore Ignazio Silone, Romolo Tranquilli, il 27 ottobre 1932 (nel cimitero di Procida c’è una targa che lo ricorda).


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