«Il nome di Parma, una città dove desideravo più desideravo andare dopo che avevo letto La Certosa…» scrisse Proust in La strada di Swann. E come lui, tanti altri scrittori, critici, semplici lettori avranno cercato per le strade della città reale le tracce di quella narrata da Stendhal, con i palazzi degli intrighi, la torre di prigionia angosciante e severa, le ville e le certose.

Ma le tante incongruenze storiche e urbanistiche, portano a un’unica conclusione: nella Certosa di Parma è l’immaginazione a prevalere sulla realtà. Così è abbastanza inutile andare a cercare i luoghi dove si svolge il romanzo: a parte gli scorci che possono evocarne le atmosfere, identificare con precisione la tal chiesa e il tal palazzo è impresa inutile e vana.

Secondo Honoré de Balzac prima, e Antonio Delfini dopo, Stendhal si sarebbe ispirato a Modena, celando dietro il personaggio del principe di Parma Ernesto IV il riferimento al duca Francesco IV d’Austria-Este, che regnava a Modena nella prima metà dell’Ottocento. Secondo Delfini, Stendhal (che era stato un sostenitore della causa risorgimentale) intendeva così camuffare la sua critica alla reggenza asburgica e al clima di immobilismo dell’Italia nel periodo della Restaurazione.

E malgrado i prodigiosi sforzi di Beyle, che di pagina in pagina, rende naturali le sue mirabili invenzioni per ingannare il lettore e stornare le proprie allusioni, il nostro spirito, qui, è a Modena, e non vuole saperne di restare a Parma.

Honoré de Balzac, da “Revue Parisienne”, 25 settembre 1840

Di sicuro, che fosse una Parma aderente al vero o fittizia, per Stendhal aveva poca importanza: a lui interessava infatti raccontare la situazione politica del suo tempo. E su questo sfondo intreccia una trama appassionante, a tratti farraginosa, tra intrighi politici, scandali a corte e un amore proibito.

Stendhal scrisse il romanzo nel 1838 a Parigi in rue de Caumartin, dove oggi c’è una targa commemorativa. Tempo di stesura: 52 giorni, dal 4 novembre al 26 dicembre,1 inchiodato alla scrivania (o forse inchiodando il copista che si pensa abbia scritto sotto dettatura) a un ritmo frenetico che gli costò poi alcune imprecisioni nella trama.

Ma da dove veniva l’ispirazione per l’opera?

Come anche nel caso de Il rosso e il nero, Stendhal non inventava di sana pianta ma si ispirava e trasponeva a fatti realmente accaduti. Tornando infatti nel 1833, mentre è a Civitavecchia in veste di console, lo troviamo negli archivi romani dove scopre la cronaca sull’Origine delle grandezze di casa Farnese. In quest’opera si racconta – in versione romanzata e con dettagli fantasiosi – la vicenda di Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III, libertino impenitente che in gioventù era stato imprigionato a Castel Sant’Angelo. Sulla sua copia Stendhal annota il celebre appunto: «To make of this sketch a romanzetto». È questo il momento germinale del romanzo.

Cinque anni dopo Stendhal riprese la vicenda per farne finalmente “un romanzetto”, la spostò dal XVI al XIX secolo e da Roma a Parma.

Scorcio di una strada del centro di Parma con il battistero sullo sfondo
Scorcio di Strada Duomo, Parma ©turismoletterario.com

Per quanto riguarda l’ambientazione, non sappiamo quante volte Stendhal ha visitato Parma (forse solo una).2 Qualche conoscenza della città deve averne sicuramente avuta, come i principali edifici e l’arte di Correggio (che studiò anche per redigere Storia della pittura in Italia, del 1811-12), spesso citato nel romanzo. Sono poi menzionati la Cittadella, luogo di prigionia di Fabrizio che tuttavia assomiglia più a Castel Sant’Angelo; la chiesa di San Giovanni, dove nel romanzo è sepolto l’arcivescovo del Dongo, prozio del protagonista; la chiesa della Steccata; la reggia di Colorno (dove visse quella Barbara Sanseverino che Stendhal aveva in mente nel plasmare il personaggio della duchessa Gina Sanseverina), e la frazione di Sacca, poco a nord di Parma. La Certosa del titolo, che curiosamente compare solo nelle ultime pagine, Stendhal la colloca fuori dalla città e quindi potremmo identificarla con la Certosa di Paradigna, ma è accennata solo di sfuggita, troppo poco per poter tentare una qualche attribuzione.

La famosa cittadella di Parma […] si scorge assai da lontano un po’ per il suo aspetto orrendo, un po’ per le cose orribili che se ne raccontano, e signoreggia, con lo spavento, tutto il territorio da Milano a Bologna.

La Certosa di Parma, Stendhal

Anche di fronte ai luoghi legati ai Farnese (su tutti la Pilotta e il Teatro), dobbiamo ricordare che nella realtà storica, a differenza del romanzo, la dinastia era estinta da un secolo: come già detto, al tempo della vicenda narrata (prima metà dell’Ottocento), la città era governata da Maria Luigia d’Austria.

Parma, però, sembra non aver resistito alla tentazione di ricercare, per le sue strade, i luoghi del romanzo. Così, con un piccolo sforzo di immaginazione, se n’è individuato almeno uno. Una suggestione più che altro, ma di grande fascino.

Si trova in Borgo Pietro Giordani sul muro di cinta del parco di San Paolo. Indica il luogo dell’incontro fugace dei due protagonisti Fabrizio e Clelia. Nottetempo, nell’oscurità più assoluta per non infrangere il voto pronunciato da lei, che non deve vedere Fabrizio.

Targa in marmo con bassorilievo in bronzo raffigurante lo scrittore Stendhal, a Parma
Targa a Stendhal in Borgo Pietro Giordani, Parma ©turismoletterario.com

Fabrizio ricevette il seguente biglietto: “Conto sul suo onore; cerchi quattro bravi della cui discrezione possa fidarsi e domani, quando suonerà mezzanotte alla Steccata, si trovi in via San Paolo, vicino a una porticina che porta il numero 19. ” […]
Fabrizio entrò con ogni precauzione; si trovò nell’aranceto; ma di fronte a lui c’era una finestra a inferriate, alta tre o quattro piedi da terra. L’oscurità era assoluta; Fabrizio aveva sentito un leggero rumore provenire dalla finestra; con la mano sinistra stava tastando l’inferriata quando sentì, tra le sbarre, un’altra mano prendere la sua e portarla alla bocca, per darle un bacio.

La Certosa di Parma, Stendhal

Con questo passo del romanzo in mente, il parco adiacente – proprio dietro la Camera di San Paolo famosa per gli affreschi di Correggio – si carica di dense suggestioni, specialmente quando si accende di caldi colori in autunno.

Suolo ricoperto di foglie cadute in autunno, nei giardini di San Paolo, a Parma
Giardini di San Paolo in autunno, Parma ©turismoletterario.com

Note e fonti:

  • Antonio Delfini, Modena 1831. Città della Chartreuse, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1993 
  • Luigi Foscolo Benedetto, La Parma di Stendhal, Adelphi, 1950
  1. Annamaria Laserra, “Introduzione”, in La Certosa di Parma, Stendhal, La biblioteca di Repubblica, 2004 ↩︎
  2. Parma. Dicono di Lei. La città nella letteratura, Elleboro Editore, 2018 ↩︎

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