Parigi e Wilde. Un binomio cristallizzato nel tempo, da quando lo scrittore irlandese, sfinito dagli anni di carcere, si rifugiò nella capitale francese dove morì il 30 novembre 1900. Fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise, in un mausoleo a forma di sfinge, una tomba che ancora oggi è uno dei monumenti più visitati, ricoperto (prima che fosse ripulito e schermato da un vetro protettivo) dai baci dei numerosi estimatori che sono venuti a porgergli omaggio.
A distanza di 116 anni, la città dedica per la prima volta al grande scrittore irlandese una corposa mostra monografica dal titolo “Oscar Wilde. L’impenitent absolu“, che attinge in particolar modo alla collezione di Merlin Holland, nipote in linea diretta di Wilde (suo padre, Vyvyan Wilde, secondogenito di Oscar, fu costretto a cambiare il cognome in Holland dopo l’infamante condanna per oscenità e sodomia dello scrittore).
La mostra, aperta fino al 15 gennaio 2017, si trova al Petit Palais.
L’allestimento, progettato da Philippe Pumain, si snoda in un percorso accuratamente studiato e accolto dal caldo colore bordeaux con cui sono tinteggiate le pareti.
Accedendo inoltre alla rete della struttura, è possibile scaricare un’audioguida gratuita per sistema iOS (purtroppo non Android, spiacevole mancanza).
Gli anni della giovinezza
Il percorso espositivo è articolato in modo piuttosto lineare, cronologico: si viene introdotti nel mondo di Wilde attraverso documenti ricollegabili agli anni della sua formazione: fotografie della sua famiglia, i quadri che ritraggono i suoi mentori, John Ruskin e William Morris, e le sue muse, Sarah Bernhardt e Ellen Terry; in un quaderno del 1887 leggiamo una serie di domande e risposte sul modello del famoso “questionario di Proust“, dove Wilde (all’epoca 23 anni) risponde a quaranta domande sul suo soggetto preferito, se stesso: gusti letterari (Euripide, Keats) gusti musicali (Mozart, Gounod, Chopin), eroi preferiti (Achille e Nausicaa), ideali di bellezza (il San Sebastiano di Guido Reni, esposto nel centro della stanza), città dove vorresti vivere (Firenze e Roma), etc.
Esordi come critico d’arte
Ampio spazio è dato alla nascita del Wilde critico d’arte, seguendo le orme dei maestri Ruskin e Pater: numerosi sono i quadri esposti in questa sezione, gli stessi che erano in mostra alla Grosvenor Gallery di Londra nel 1877, a cui Wilde fece visita.
Con i quadri esposti viene rievocata l’atmosfera di quell’esposizione londinese e cosa dovette aver visto Wilde quando nella sua recensione a riguardo, elogiò George Frederic Watts, William Holman Hunt e Edward Burne-Jones, detentori delle “tre chiavi d’oro che aprono le porte della bellezza”, ma non risparmiò qualche stoccata pungente a James Whistler, in mostra con Notturno in nero e oro: il razzo ricadente, che liquidò con: “Vale la pena di guardarlo giusto il tempo che si dedicherebbe a un vero razzo, vale a dire un po’ meno di un quarto di minuto”.
La conquista dell’America
A seguire, una sezione dedicata al viaggio in America nel 1882, dove Wilde, ormai diventato un noto esteta, tiene alcune lezioni sul concetto di “bellezza”.
A New York posa per il fotografo Napoleon Sarony che gli scatterà alcuni dei suoi iconici ritratti, conservati oggi alla Biblioteca del Congresso, a Washington, ma esposti in questa mostra per l’occasione.
Dopo il soggiorno parigino nel 1883, durante il quale fa la conoscenza di personaggi come Victor Hugo e il “pittore del Moulin Rouge” Henri de Tolouse Lautrec (che lo ritrarrà in un suo pannello, La Danse mauresque del 1895, che campeggia in una parete della presente esposizione), fa ritorno a Londra dove si sposa con Constance Lloyd.
Gli anni creativi (1890-95)
Si ripercorrono in questa sezione gli anni della fama letteraria: Il ritratto di Dorian Gray e le sue opere teatrali, tra tutte L’importanza di chiamarsi Ernesto, con alcune prime edizioni e locandine in mostra, poi l’incontro con Lord Alfred Douglas e l’inizio di una relazione intensa, documentata anche da alcune fotografie come quella scattata da Herbert Mace, a Cromer, nel Norfolk, nel settembre 1892.
Salomè e gli ultimi anni
La penultima sala è dedicata alla Salomè che Wilde desiderava far interpretare a Sarah Bernhardt: il testo, giudicato scandaloso, fu censurato in Inghilterra, ma venne portato in scena a Parigi nel 1896. Oltre alle scene conturbanti, come la danza dei sette veli che viene qui mostrata in alcune riduzioni cinematografiche, la Salomè è famosa anche per le eleganti illustrazioni in bianco e nero di Aubrey Beardsley, qui esposte in toto.
Si chiude la mostra con la parte dedicata agli ultimi drammatici anni di vita di Oscar Wilde. In mostra nelle teche, l’infamante biglietto da visita del Marchese di Queensberry, padre di Lord Alfred Douglas, che il 18 febbraio 1895 lasciò al Club frequentato dallo scrittore: “A Oscar Wilde, ruffiano e sodomita”. Un tranello, che servì al Marchese per farsi querelare per calunnia, trascinando così Wilde in un processo dove sapeva di poter vincere.
Così fu: il 25 maggio 1895 Wilde fu condannato per oscenità e sodomia a due anni di lavori forzati.
Dal carcere di Reading Wilde scrisse lo struggente e appassionato De Profundis, indirizzato a Lord Alfred Douglas, il cui manoscritto è qui esposto in originale.
Uscito di prigione nel maggio 1897, ormai in rovina e allontanato dalla famiglia, trascorre un periodo in Italia (in esposizione la foto che lo ritrae sotto la statua di Marco Aurelio in piazza del Campidoglio a Roma) e poi si stabilisce a Parigi, nel’Hotel d’Alsace in Rue des Beaux-Arts, dove muore poco tempo dopo, il 30 novembre 1900.
Fu sepolto dapprima nel cimitero di Bagneaux e poi, nel 1909, una volta completato il monumento funebre a forma di sfinge progettato da Jacob Epstein, fu traslato nel cimitero di Père Lachaise.
La mostra è aperta dal 28 settembre 2016 al 15 gennaio 2017.
Dove: Petit Palais, Avenue Winston Churchill, Parigi. Fermata metro: Champs-Elysées Clemenceau.
Ingresso a pagamento (tariffa intera: 10 €, ridotto: 8€, gratuito per i minori di 18 anni).
Orari di apertura: dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18. Il venerdì fino alle 21.
Sito ufficiale: http://www.petitpalais.paris.fr/expositions/oscar-wilde