Indirizzo: calle de los Cuchilleros 17, Madrid
Sito: botin.es

Questo famoso ristorante di Madrid rivendica il primato di “ristorante più antico del mondo” e sembra che il pittore Goya in gioventù vi abbia lavorato come cameriere.

Si trova in calle Cuchilleros, nel cuore di uno dei quartieri storici di Madrid, vicino a Plaza Mayor e La Latina. 

Fu aperto nel 1725 come taverna da Jean Botín, un francese giunto in Spagna con la moglie per lavorare nella corte di qualche nobile. A questa data risale anche il forno a legna che viene ancora oggi utilizzato. Passò poi a Candido Remis, nipote di Botin, che portò avanti l’attività (per questo il ristorante si chiama oggi “Sobrino de Botín”, ovvero “Nipote di Botín”).

Nel XIX secolo è soggetto a numerosi ammodernamenti, tra cui la costruzione del banco di pasticceria, delle vetrine, del fregio in legno policromo all’entrata. Nel XX secolo la gestione passò agli attuali proprietari, la famiglia González che, nonostante la sospensione dell’attività durante la Guerra civile, hanno mantenuto salde le antiche tradizione che caratterizzavano questo luogo, come la preparazione di specialità della cucina castigliana, soprattutto gli arrosti di agnello e porchetta, che vendono rosolati nell’antico forno alimentato con legna di quercia.

Il ristorante appare in molti romanzi a partire dagli autori spagnoli come Benito Pérez Galdós e Ramón Gómez de la Serna, ma anche in Ernest Hemingway, autore americano che ha vissuto in Spagna e vi ha ambientato molte delle sue opere.

Botín è menzionato inoltre in altre opere, tra cui Iberia (1968) di James A. Michener, in Monsignor Chisciotte (1982) di Graham Greene, in La lista nera (2013) di Frederick Forsyth.

Ernest Hemingway

Hemingway era un frequentatore del locale, aveva stretto amicizia col proprietario dell’epoca Emilio González.  Oltre a menzionarlo in un passo di Morte del pomeriggio, immortala questo locale nella nella scena finale del romanzo Fiesta (Il sole sorgerà ancora):

Pranzammo da Botin, al piano di sopra. È uno dei migliori ristoranti del mondo. Mangiammo porchetta arrosto e bevemmo rioja alta. Brett mangiò poco. Non mangiava mai molto. Io mangiai moltissimo e bevvi tre bottiglie di rioja alta.” (“We lunches up-stairs at Botin´s. It is one of the best restaurants in the world. We had roast young suckling pig and drank rioja alta. Brett did not eat much. She never ate much. I ate a very big meal and drank three bottles of rioja alta”.)

Benito Pérez Galdós

Il ristorante appare in molti romanzi a partire dagli autori spagnoli come Benito Pérez Galdós, che lo cita nei romanzi Fortunata y Jacinta (1886-87), ambientato a Madrid, Torquemada y San Pedro e Misericordia, dove in un dialogo scrive:
«Suvvia, Celedonia, metti la tua gonna nuova, che vai a casa di Botín. […] E cosa poteva chiedere di più la signora, per farsi la bocca in quel felice giorno, di due galline arrosto, quattro naselli fritti e un buon pezzo di filetto, con prosciutto cotto nel vino bianco, uovo sbattuto, e accompagnamento di una dozzina di bartolillos?“. (“Ea, Celedonia, ponte tu falda nueva, que vas a casa de Botín. […] ¿Y qué menos había de pedir la señora, para hacer boca en aquel día fausto, que dos gallinas asadas, cuatro pescadillas fritas y un buen trozo de solomillo, con la ayuda de jamón en dulce, huevo hilado y acompañamiento de una docena de bartolillos?”)

Ramón Gómez de la Serna

Ramón Gómez de la Serna frequentava spesso il locale e lo stesso gli ispirò alcune delle sue “Greguería”, genere da lui inventato, ovvero frasi brevi e argute che esprimono pensieri filosofici, lirici, umoristici.
Per esempio scrisse:

– “Botín sembra che sia sempre esistito, come se Adamo ed Eva fossero venuti qui a mangiare il primo umido di agnello e capretto cucinato nel mondo” (“Botín parece que ha existido siempre y que Adán y Eva han comido allí el primer cochifrito que se guisó en el mundo.”)

– “Da Botín si celebreranno le nozze d’oro, quelle d’argento, quelle di diamante e persino quelle fossili.” (“A Botín se va a celebrar las bodas de oro, las de plata, las de diamante y hasta las fósiles.”)

Arturo Barea

Arturo Barea, nella sua opera principale, la trilogia La Forja de un Rebelde (La fucina di un ribelle, 1947-50), ambientata a Madrid durante la Guerra civile, in un capitolo menziona il famoso locale: 

…vai da sola, o con uno di noi, a casa di Botín, che è un ristorante molto antico di Madrid, e ordina di arrostire un maialino da latte. Lo mangia – se non andiamo anche noi – da sola, con una grande cespo di lattuga e un litro di vino.” (“… se va sola, o con uno de nosotros, a casa de Botín, que es un restaurante muy antiguo de Madrid, y manda asar un cochinillo. Se lo come –si no vamos nosotros– ella sola, con una fuente grande de lechuga y un litro de vino.”)