John Fante è stato un grande narratore per molto tempo dimenticato. Figlio di emigranti italiani (il padre era originario di Torricella Peligna in provincia di Chieti, i genitori della madre erano lucani), nacque e visse per tutta l’adolescenza nel Colorado. Da qui decise di perseguire il sogno di diventare scrittore e si trasferì a Los Angeles dove divenne uno sceneggiatore di Hollywood. Il mondo cinematografico però lo deluse profondamente e non abbandonò mai l’aspirazione di affermarsi come autore di opere narrative.

In vita ebbe un buon successo, soprattutto grazie alla saga di Arturo Bandini, un aspirante scrittore suo alter ego, personaggio ironico, narcisista e talvolta sprezzante, ma in fondo ingenuo e sognatore; fu però grazie all’ammirazione di Charles Bukowski che Fante riemerse dall’oblio nel quale era sprofondato e si affermò definitivamente come maestro della narrativa americana del Novecento.

La già menzionata saga di Arturo Bandini, formata dai quattro romanzi (Aspetta primavera Bandini, La strada per Los Angeles, Chiedi alla polvere e Sogni di Bunker Hill), è quella che più di ogni altra si lega alla fama dello scrittore. A parte Aspetta primavera, Bandini, ambientato a Boulder in Colorado, gli altri tre sono in parte ambientati sulla striscia di costa sulla quale si affaccia Los Angeles. Dato il forte carattere autobiografico dei romanzi, ripercorrere le tracce di Arturo Bandini significa quindi ripercorrere quelle di John Fante stesso.

Per questo viaggio sul litorale californiano, ci dirigiamo in direzione nord partendo dai sobborghi meridionali di Los Angeles.

1. Terminal Island

John Fante viveva a Bunker Hill e collaborava come sceneggiatore quando, preso da un sentimento di rifiuto nei confronti dell’industria cinematografica, decise di trasferirsi nella periferia a sud della città in cerca di nuova ispirazione per soddisfare la sua ambizione letteraria. Nel giugno 1953 è quindi al 153 di Seaside Avenue, vicinissimo al mare e alla zona portuale di Los Angeles. Lo stesso fa anche Arturo Bandini  quando in Sogni di Bunker Hill abbandona la città e la professione di sceneggiatore per rifugiarsi in un bungalow in questa zona:

“Si sentiva il mare. Arrivava sussurrando, dicendo shshsh, come se fosse sempre bassa marea […]. Le notti erano meravigliose […] camminavo a piedi nudi nell’acqua, nella sabbia umida, lontano un miglio dal conservificio, che pullulava di operai, uomini e donne, che svuotavano le barche da pesca, condivano e inscatolavano il pesce, dentro grossi edifici di lamiera ondulata…”*

Poche pagine dopo, questo tratto di costa farà da sfondo alle scene divertenti con il Duca di Sardegna, lottatore di origine italiana e molto geloso della propria ragazza…

“Palm Tree Paradise” di Jessica Jurassic, su Flickr

2. Long Beach

Sulla spiaggia di Long Beach si trova la casa di Vera Rivken, la donna, innamorata di Arturo, che in Chiedi alla polvere viene abbandonata dal marito per le ustioni che le sfregiano il corpo. Dopo un primo incontro nella sua stanza di Bunker Hill, il 10 marzo 1933, giorno del famoso terremoto di Long Beach, Arturo raggiungerà la casa di Vera per incontrarla:

“La casa era situata sul Long Beach Pike, proprio di fronte alla ruota panoramica e all’ottovolante. Al piano terra c’era una sala da biliardo; sopra, alcuni appartamenti. Impossibile sbagliarsi, le scale erano impregnate del suo odore. La balaustra era tutta storta e l’intonaco grigio si era gonfiato, formando delle bolle che si spaccarono sotto la pressione del mio pollice”*

John Fante visse inoltre in questa zona di Los Angeles (esattamente a Wilmington) nei primi anni Trenta assieme alla madre e ai fratelli. In questo periodo iniziò la corrispondenza con il critico letterario, nonché suo grande estimatore, H.L. Menken (il J.C. Hackmuth di Chiedi alla polvere).

"The PIKE at Long Beach, California." di Georgie56 su Flickr (datata 1940)
“The PIKE at Long Beach, California.” di Georgie56 su Flickr (datata 1940)

3. Pacific Palisades

Proseguiamo verso nord lungo il litorale fino alle spiagge di Santa Barbara, più precisamente alle Pacific Palisades, sfondo di una delle scene chiave di Chiedi alla polvere, quella in cui Arturo e Camilla fanno un bagno notturno nelle acque dell’oceano:

“Arrivammo in silenzio alle Palisades e imboccammo la strada della scogliera. Un vento soffiava di lato, facendo sbandare l’auto. Sotto di noi ruggiva l’oceano. Dei banchi di nebbia si muovevano dal mare verso terra, come un esercito di fantasmi striscianti sul ventre. Le ondate aggredivano la riva con i loro pugni bianchi, si ritiravano e attaccavano di nuovo. Ogni volta che un’onda si ritraeva, sembrava che la costa si allargasse in un sorriso.  […] La sabbia era soffice e calda. Ci mettemmo seduti di faccia al mare e parlammo di nuoto. Le spiegai i rudimenti. Lei si sdraiò bocconi e prese ad agitare braccia e gambe. La sabbia le schizzava sulla faccia e lei mi imitava senza entusiasmo. […] Entrammo in acqua tenendoci per mano, incrostati di sabbia. All’inizio provai un brivido di freddo, poi mi ci abituai. Era la prima volta che facevo un bagno nell’oceano.”*

"Santa Monica Beach" di Jurriaan Persyn (oemebamo) su Flickr
“Santa Monica Beach” di Jurriaan Persyn (oemebamo) su Flickr

Una curiosità: un gruppo di artisti e scrittori tedeschi tra cui Thomas Mann (abitava in San Remo Drive), Bertold Brecht e Arnold Schonberg, fuggendo dall’Europa sull’orlo della Seconda Guerra Mondiale, si rifugiò in questa zona di Los Angeles. Alcuni di essi frequentavano la Villa Aurora (520 Paseo Miramar, Pacific Palisades), acquistata da Lion Feuchtwanger, anch’esso scrittore.

4. Malibu

Proseguendo un poco oltre Santa Barbara, arriviamo a Malibu, la località costiera famosa per le sue spiagge frequentate da surfisti e vip, molti dei quali hanno la residenza nella zona.
È qui che il nostro John Fante decide di ritirarsi nel 1951 dopo il successo dell’opera autobiografica Full of Life, grazie anche ai lauti compensi del mondo cinematografico: la sua casa, in Cliffside Drive, a pochi passi da Point Dume, ha l’eccentrica forma di una ipsilon. Fante descrive la sua vita a Malibu in Il mio cane stupido e sempre qui, nel 1979, ormai cieco e infermo a causa del diabete, detterà alla moglie l’ultimo capitolo della saga Bandini: Sogni di Bunker Hill.

Fonte immagine: www.apreslapub.fr
Fonte immagine: www.apreslapub.fr

*Citazioni tratte da: John Fante, Le storie di Arturo Bandini, Torino, Einaudi, 2007

Il libro

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