L’Ulisse di Joyce è una di quelle opere che tutti dicono di conoscere ma che pochi alla fine hanno veramente letto. E non c’è da stupirsene, perché si tratta di un libro complesso che richiede tempo e riflessione; non proprio l’ideale da leggere sotto le coperte o su una panchina al parco.

Ma se state visitando Dublino e volete un assaggio di quest’opera così importante per la città e per la letteratura in lingua inglese, allora questa è la guida che fa per voi.

Innanzitutto, di cosa parla l’Ulisse?

È il racconto di una giornata, il 16 giugno 1904, di alcuni abitanti di Dublino, tra cui il protagonista, Leopold Bloom. Si tratta di una rivisitazione in chiave moderna dell’Odissea (da qui il titolo Ulisse) ma invece di gesta eroiche, ci troviamo di fronte a un resoconto di fatti triviali e grotteschi. Un contrasto che ben rappresenta lo spirito ironico e provocatorio di James Joyce.

VIII capitolo

Prendiamo quindi uno dei capitoli più famosi, l’ottavo, intitolato Lestrigoni, il cui tema è il cibo. A Dublino troviamo ben 14 targhe incastonate nel pavimento che ripercorrono i passi del protagonista. Anche noi le seguiremo come guida.

(Tenetevi un po’ di fame perché alla fine della passeggiata c’è un menù a tema che ci aspetta!)

[Targa 1, Abbey St. Middle, vicino ingresso Eason]
Lepold Bloom si trova nell’ufficio del Freeman’s Journal, dove sta cercando di piazzare, con scarso successo, un’inserzione pubblicitaria per la ditta Keyes. Deve andare alla National Library per recuperare un giornale di Kilkenny dove compare un disegno che vuole usare per l’annuncio.

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[Targa 2, 49 Lower O’Connell Street]
È ora di pranzo ed è molto affamato: vede cibo praticamente ovunque. Si ferma di fronte al negozio di dolciumi, Graham Lemon’s, dove osserva un signore che viene servito:

Bastoncino candito all’ananas, pralina al limone, caramella dura. Una ragazza inzuccherata e appiccicosa che spalettava cucchiaiate di creme per un fratello cristiano. […]
Un tetro giovane dell’Y.M.C.A., circospetto tra i fumi caldi e dolci di Graham Lemon’s, mise un volantino nella mano di Mr Bloom.

Qui si trovava The Confectionary Hall, un negozio aperto nel 1842 dalla Graham Lemon and Company. Oggi al suo posto c’è un negozio di scarpe, ma al primo piano rimangono ancora l’insegna originale (senza qualche lettera) e uno stemma che indica il numero civico (49) e l’anno di fondazione (est. 1842).

Dove si trova oggi la targa (a sinistra) e la porzione superiore dell’edificio (a destra) ©turismoletterario.com

[Targa 3, O’Connell Bridge, lato Bachelors Walk]
Leopold Bloom prosegue il percorso e arriva sul ponte, all’angolo con Bachelors Walk. Mentre attraversa il Liffey vede una nuvoletta di fumo che sale dal parapetto: proviene da una chiatta della Guinness.
Si affaccia e vede roteare alcuni gabbiani ai quali lancia due dolcetti sbriciolati:

Non appena mise piede su O’Connell Bridge una nuvoletta di fumo sorse come una piuma dal parapetto. Chiatta della birreria con birra scura da esportazione. […] Si fermò di nuovo e comprò dalla vecchia venditrice di mele due Banbury cake a un penny, ruppe la pasta friabile e gettò le briciole giù nella Liffey. Lo vedi? I gabbiani si avventarono silenziosamente prima due, poi tutti, dalle loro altezze, per piombare sulla preda. Andate. Ogni pezzetto.

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Il fiume Liffey ©turismoletterario.com

[Targa 4, Aston Quay]

Arrivato sull’altra sponda del fiume,

Mr Bloom sorrise O diamine alle due finestre del Ballast office.

Il Ballast Office era la sede del Dublin Port and Docks Board e si trovava all’angolo di Westmoreland Street. Sulla facciata esterna era affisso un grosso orologio che veniva preso come riferimento per la sua precisione perché era direttamente collegato con l’osservatorio di Dunsink. Sul tetto c’era una grossa palla di rame che all’una si abbassava per indicare l’ora. Qualche pagina dopo Bloom ritornerà col pensiero a quest’orologio: “Ora che ci penso, quella palla cade seguendo l’ora di Greenwich. È l’orologio a funzionare con un cavo elettrico da Dunsink”.

Dove si trova oggi la targa (a sinistra) e il vecchio Ballast Office (a destra)

Prosegue la sua passeggiata verso la National Library e passa di fronte al ristorante Harrison’s (oggi non esiste più) [targa 5, 29 Westmoreland St.], dove incontra una sua vecchia fiamma, Josie Breen, ma la sua attenzione è rapita dagli odori del cibo:

Caldo vapore di brodo di testina di vitello e odore di rotoli fumanti di sfoglia ripieni di marmellata fuoriuscirono da Harrison’s. Il grave fortore del mezzogiorno solleticò la gola di Mr Bloom. […] Pungente odore di testina di vitello coda di bue minestra di carne e curry. Ho fame anch’io. Frammenti di sfoglia sul rinforzo del vestito: crosta di farina zuccherata attaccata alla guancia. Torta al rabarbaro con ripieno generoso, interno ricco di frutta.

Leopold prosegue la camminata dietro il claudicante Cashel Boyle O’Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell, un “vecchio lunatico sempre a zonzo vestito di stracci”. Passa di fronte all’Irish Times (“Di gran lunga il miglior giornale per un annuncio”); immerso nei suoi pensieri arriva fino alla statua di Thomas Moore [Targa 6], di fronte al Trinity College, dove non manca un riferimento sarcastico alla sua lirica The Meeting of the Waters (“incontro delle acque”) e al fatto che nello stesso luogo si trovava un orinale quando la statua fu installata nel 1857:

Passò sotto il dito furfantesco di Tommy Moore. Hanno fatto bene a metterlo sopra un urinale: incontro delle acque.

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[Targa 7, Grafton St.]
Arriva all’incrocio tra Nassau Street e Grafton Street. Qui si trovava il negozio di Yeates & Son, specializzato in occhiali, binocoli e altri tipi di lenti. Per questo poco dopo Leopold Bloom pensa: “Devo far aggiustare quei miei vecchi occhiali. Lenti Goerz, sei ghinee”.

Attraversò l’angolo di Nassau street e si fermò di fronte alla finestra di Yeates e figlio, a guardare il prezzo dei binocoli.

[Targa 8, Grafton St.]
Poco più avanti si ferma davanti alla Adam Court, un vicoletto che si affaccia su Grafton Street. I pensieri di Bloom vanno a Bob Doran, un personaggio, apparso già nel racconto Pensione di famiglia, in Gente di Dublino, che qui viene a fare bisboccia e a cercare donne.

Proseguiamo lungo Grafton street, una via molto alla moda già all’epoca, che ci viene descritta così:

vivace con le tende da sole spiegate blandiva i suoi sensi. Abiti di mussola stampati, seta, dame e vecchie signore distinte, tintinnio di finimenti, zoccoli tonfanti che risuonavano dal basso sul selciato arroventato. Che piedi grossi ha quella con le calze bianche. Speriamo che la pioggia gliele infanghi tutte. Una contadinotta ingrassata a forza di bacon. C’erano tutte quelle con la ciccia sui polpacci. Rende sempre i piedi rozzi. Molly non sembra a piombo.

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[Targa 9, Grafton St., di fronte a Marks & Spencer]

Di fronte Brown Thomas (negozio di tessuti e vestiti ancora oggi esistente), il pensiero di Bloom vola agli ugonotti che hanno portato la seta e il popeline a Dublino alla fine del Seicento. “La causa è santa!” e i seguenti suoni onomatopeici fanno riferimento all’opera di Meyerbeer Gli ugonotti che parla del massacro di San Bartolomeo (1572).

Passeggiava indugiando davanti alle vetrine di Brown Thomas, commercianti di seta. Cascate di nastrini.
Sottili sete cinesi. Una brocca inclinata versava dal suo beccuccio un ruscello di popeline color rosso sangue: sangue lucente. Ce l’hanno portato gli ugonotti. La causa è santa! Tara tara. Gran bel ritornello quello. Tara. Deve esser lavato in acqua piovana. Meyerbeer. Tara. Bom bom bom.

[Targa 10, Burton Hotel, Duke St.]

Leopold inizia ad avere una fame sempre più insistente. Si vuole fermare al ristorante Burton in Duke Street, ma alcuni odori gli fanno cambiare idea:

Duke street. Eccoci qua. Devo mangiare. Il Burton. Poi starò meglio. […] Col cuore ancora in fermento spinse la porta del ristorante Burton. La puzza fece presa sul suo respiro tremante: odore pungente di sugo di carne, brodaglia di verdure. Guarda come mangiano gli animali. […] Fetore di uomini. Gli venne il voltastomaco. Segatura mista a sputo, fumo di sigaretta dolciastro e bello caldo, tanfo di cicche, birra versata, piscio birroso di maschio, olezzo stantio fermentante. Non potrei mangiarci neanche un boccone qui dentro.

Così prosegue verso un altro pub, Davy Byrne’s dove si ferma a mangiare un sandwich col gorgonzola:

Entrò nel Davy Byrne’s. Pub serio. Lui non chiacchiera. Ogni tanto offre un drink. Ma negli anni bisestili, uno su quattro. Una volta m’ha cambiato un assegno.
Adesso che mi prendo? Estrasse l’orologio. Adesso fammi pensare. Birra e ginger?
– Salve, Bloom! disse Nosey Flynn dal suo cantuccio.
– Salve, Flynn.
– Come vanno le cose?
– Benone… Fammi pensare. Prenderò un bicchiere di Borgogna e… fammi pensare. […] Un sandwich al formaggio, allora. Gorgonzola, ce l’ha?

[Targa 12, Thomas Connellan’s Bookstore, Dawson St.]

Bloom arriva di fronte alla libreria di Thomas Connellan, specializzata in libri evangelici. La presenza di una panetteria lì accanto gli fa venire in mente alcuni pensieri su cibo e religione.
La libreria si trovava al 51b di Dawson Street, ma oggi non esiste più.

Bloom prosegue il suo cammino. Si imbatte in un cieco che ha bisogno di andare in Molesworth Street e lo accompagna per un pezzo, poi arriva di fronte al pub Doran’s (anche questo non esiste più) dove dovrebbe trovarsi la tredicesima targa ma al momento della mia visita la zona era inaccessibile per un cantiere in corso.

[Targa 14, National Museum, Kildare St.]

Bloom è ora diretto alla National Library: ricordate? Doveva cercare un’immagine apparsa sul giornale “Kilkenny People”.
D’un tratto però vede Blazes Boylan… l’amante della moglie!

Ancora un po’ paonazzo per il Borgogna bevuto poco prima al Davy Byrne’s, cerca di evitare lo spiacevole incontro sperando che il tizio non lo veda e cambia direzione verso il National Museum:

È? Quasi sicuro. Non guardare. Vino sul mio volto. Perché ho? Troppo forte. Sì, è. La camminata. Non vede. Non vede. Continua.
Dirigendosi al cancello del museo a passi lunghi e ariosi alzò gli occhi. Bell’edificio. L’ha disegnato Sir Thomas Deane. Non è che mi segue?
Non m’ha visto forse. Luce nei suoi occhi.
Il fremito del proprio respiro uscì in brevi sospiri. Veloce. Statue fredde: tranquillo qui. Al sicuro tra un minuto.
No, non m’ha visto. Dopo le due. Proprio al cancello.
Cuore mio!

National Library of Ireland ©turismoletterario.com

Il capitolo termina con Bloom che osserva le statue formose delle dee che stavano nel foyer del museo nazionale, poi rimosse negli anni Venti del Novecento:

Dirigendosi al cancello del museo a passi lunghi e ariosi alzò gli occhi. Bell’edificio. […]
I suoi occhi palpitanti guardavano con aria risoluta le curve cremose della pietra…

Un pranzo alla Leopold Bloom

Affamati dopo la lunga passeggiata? Tornate indietro al Davy Byrne’s per un pasto a tema joyciano! Potete prendere il famoso sandwich al gorgonzola proprio come Leopold Bloom oppure un pasto più sostanzioso, come ad esempio un tipico beef stew (stufato di manzo) irlandese.

Il sandwich al gorgonzola di Leopold Bloom, da Davy Byrne’s ©turismoletterario.com
Davy Byrne’s ©turismoletterario.com