di Ilaria Bo

Anche il teatro è letteratura. Il teatro è tale in quanto la messa in scena di uno spettacolo dipende esclusivamente dal “copione”, comunque riconducibile a un testo letterario vero e proprio.
Sempre come la letteratura, anche il teatro ha i suoi generi.
L’enorme varietà linguistica che caratterizza l’Italia ha permesso l’evoluzione del teatro dialettale.
Esso si è sviluppato principalmente durante le tensioni unitarie del Risorgimento. La tradizione teatrale dialettale risentiva ancora dell’eredità della commedia dell’arte e per questo furono guardate con un certo sospetto. Ciononostante le varie compagnie teatrali non si arresero e continuarono a mettere in scena spettacoli basati su un repertorio convenzionale e talvolta anche su testi di mediocre valore letterario.
Tuttavia la curiosità per la rappresentazione della vita reale si stava via via diffondendo sia negli ambienti borghesi che in quelli popolari. Fu così che già dopo il 1861 cominciarono a svilupparsi in alcune regioni esperienze di teatro dialettale, con una grande ripresa delle tradizioni comiche locali. Inoltre sia i nuovi modelli del Verismo, sia lo spirito critico e polemico della Scapigliatura, influenzarono notevolmente il teatro dialettale.
Significative furono le esperienze regionali del teatro dialettale: in Piemonte, in Liguria, in Lombardia, in Veneto, in Campania e in Sicilia.
In Liguria l’esponente di maggior spicco fu Gilberto Govi, lo straordinario attore che fondò il teatro dialettale genovese. Considerato come uno dei simboli della città della Lanterna, ancora oggi alcuni luoghi rivivono della sua memoria.

La mostra dedicata a Gilberto Govi organizzata nel 2016 alla Loggia di Banchi, Genova

Le origini

Govi nacque a Genova il 22 ottobre 1885, nel popolare quartiere di Oregina-Lagaccio, precisamente in Via Sant’Ugo 13, nei pressi della stazione di Genova Porta Principe. Il padre Anselmo, di origini modenesi, era funzionario delle ferrovie; la madre Francesca Gardini era bolognese. Il suo nome gli fu dato in onore dell’omonimo zio paterno, uno scienziato mantovano a cui è dedicata una via nella città di Parma.
Durante una vacanza a Bologna dallo zio materno, attore dilettante, fu particolarmente colpito nel vederlo recitare, iniziando ad entusiasmarsi per il teatro.

Sempre più appassionato al teatro, iniziò a frequentare una compagnia teatrale, nonostante il padre desiderasse per lui una carriera come funzionario delle ferrovie. Intanto nel 1897 Gilberto Govi recitava già in una filodrammatica.
Già da ragazzino Govi espresse il suo talento artistico e creativo, dimostrando un forte talento per il disegno che lo portò così a iscriversi all’Accademia di Belle Arti presso l’Accademia Ligustica. Gli studi artistici gli risultarono poi utilissimi nella sua futura carriera di attore. Intanto a sedici anni completò il percorso artistico presso l’Accademia e fu assunto come disegnatore presso le Officine Elettriche Genovesi.
Il suo primo impiego non gli impedì di coltivare la sua grande passione: contemporaneamente entrò in una nuova compagnia teatrale dilettante che faceva parte dell’Accademia Filodrammatica Italiana, con sede al Teatro Nazionale di Genova, dove però erano consentiti solo spettacoli in perfetto italiano.

L’incontro con Rina Gaioni e la formazione della prima compagnia dialettale

Nel 1911 avvenne il primo incontro con Caterina Franchi, in arte Rina Gaioni, che divenne sua moglie nel 1917 e fu compagna di vita e di teatro fino alla fine.
Nello stesso periodo Govi costituì una piccola compagnia di attori dilettanti, i cui testi teatrali erano scritti da Niccolò Bacigalupo.
Nel 1913 fondò la compagnia “La dialettale” insieme a Alessandro Varaldo e Achille Chiarella. Gli spettacoli si tenevano a Genova e riscuotevano di volta in volta un successo crescente. Govi si divideva tra vari ruoli: attore capocomico, direttore artistico e animatore. Forse un po’ accentratore, era di fatto instancabile. La compagnia continuò a recitare durante tutto il periodo della Prima Guerra Mondiale.

Gilberto Govi e Rina Gaioni

Nel 1916 abbandonò l’Accademia Filodrammatica e decise di proseguire per la sua strada, dopo che era stato esplicitamente invitato a non recitare più in dialetto. Fu così che diede vita alla Compagnia Dialettale Genovese che si esibiva sempre con grande successo nei maggiori teatri cittadini.
L’inizio del successo a livello nazionale e internazionale si concretizzò con la commedia I manezzi pe’ majâ na figgia, che fu rappresentata al Teatro dei Filodrammatici di Milano nel 1923. A seguito di questo grande traguardo, Govi decise, coraggiosamente e con grande spirito di sfida, di lasciare il posto fisso da disegnatore per dedicarsi totalmente al teatro. Inizialmente dovette scontrarsi con le difficoltà date dalla ricerca del repertorio da rappresentare, ma riuscì ben presto a superare i problemi grazie a moltissimi autori disposti a mettersi a sua disposizione.
I testi venivano sempre rielaborati da Govi che poi li traduceva rigorosamente in dialetto ligure.
Non bisogna dimenticare che, grazie al teatro, Govi poté mettere in pratica l’altro talento del disegno: infatti non smetteva di rappresentare le sue maschere dalle quali nascevano i suoi personaggi che portava poi in scena. Rappresentava anche se stesso in tutte le posizioni, cogliendo ogni ruga o espressione. E il suo volto sempre realisticamente ritratto dominava nei foyer dei teatri, come in una galleria di quadri che entusiasmava ulteriormente gli spettatori.

Lo studio di Gilberto Govi, oggi riprodotto nel Museo dell’attore.

Nel 1926 Govi decise di intraprendere una nuova avventura teatrale oltreoceano, per la sua prima tournée in America Latina. Qui trovò numerosi immigrati italiani ad applaudire calorosamente e con grande entusiasmo ben settantotto commedie.

La Seconda guerra mondiale

Fino a questo periodo la carriera di Govi fu in ascesa: continuò a rappresentare le sue commedie sia in Italia che all’estero. Purtroppo i bombardamenti colpirono anche la sua abitazione genovese e forse anche simbolicamente la sua certezza che il pubblico lo amasse ancora. Nonostante il consueto successo, temeva che il suo repertorio fosse superato da altre istanze.
Fece alcuni tentativi sulla scena cinematografica, cimentandosi come regista, ma i ritmi del cinema non lo entusiasmavano. Intanto si stava avvicinando alla parte finale della sua carriera.

“Colpi di timone” (1942) è il primo film di Gilberto Govi

La popolarità televisiva e il ritiro dalle scene

Grazie alla registrazione dal vivo di alcuni suoi spettacoli, il piccolo schermo consentì a Govi di farsi conoscere dal grande pubblico e dalle generazioni successive. Oggi sono conservate, grazie a un collezionista, sei delle quattordici commedie registrate dalla RAI.
Dopo l’ultima rappresentazione del 1960, all’età di settantacinque anni Govi comprese che era arrivato il momento di ritirarsi dal palcoscenico per un meritato riposo.

Apparve poi solo nel 1961 in tv in diversi Caroselli. Famosi quelli di Baccere Baciccia, portiere di un caseggiato genovese, noto per la sua tirchieria ma molto amato dai bambini.
Gilberto Govi morì a Genova nel 1966, a ottantuno anni. Ai suoi funerali partecipò tutta Genova. È sepolto presso il cimitero monumentale Staglieno di Genova.

“Tomba di Gilberto Govi, Cimitero di Staglieno” di Zuepes su Wikimedia Commons

Luoghi goviani

Casa natale

Govi era nato nel quartiere di Oregina-Lagaccio il 22 ottobre 1885 in un palazzo che si affaccia sul porto, al numero 13 di via Sant’Ugo. Nel 2001 è stata inaugurata una targa per ricordarlo.

Studio

La magica atmosfera dello studio di Govi, ricostruito come nell’appartamento di piazza della Vittoria, con gli arredi originali e i costumi di scena, è stata ricostruita presso il Museo dell’Attore. In questo momento le visite sono sospese, ma si può consultare il sito museoattore.it per aggiornamenti.

Lo studio di Gilberto Govi, oggi riprodotto nel Museo dell’attore.

Tomba del cimitero di Staglieno

La tomba di Govi si trova nella Galleria di S. Antonino, un porticato a forma di semicerchio, ed è ben riconoscibile perché è un monumento che raffigura le maschere greche della commedia e della tragedia. L’opera fu commissionata dallo stesso Govi tre anni prima di morire, nel 1963, allo scultore Guido Galletti.

Statua di Govi

Una statua commemorativa che ritrae l’attore si trova in via Cappello, presso i Giardini Govi, e riporta una sua citazione: “Essere riuscito a far amare il genovese / questo è il mio vanto”.

 

Gli omaggi dei genovesi

Govi fu molto amato dai genovesi e non solo. E in virtù di questo amore concittadino, sono parecchi i riconoscimenti anche pubblici che gli sono stati dedicati nella sua città natale.
All’ombra della Lanterna, i Giardini Gilberto Govi, costruiti negli anni ’80 nella zona di Punta Vagno alla Foce.
Nel quartiere di Albaro gli è stata intitolata una scuola elementare, mentre a Quezzi una scuola secondaria di primo grado.
Il restaurato Teatro della Gioventù, la cui programmazione è principalmente dedicata al teatro dialettale genovese, gli ha intitolato una sala.
Infine il Teatro Verdi di Genova Bolzaneto è stato ribattezzato Teatro Rina e Gilberto Govi, a seguito di una lunga ristrutturazione.